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Guerra in Ucraina

La Croce Rossa a Fanpage: “Previsti fino a 3 milioni di sfollati ucraini, Italia pronta all’accoglienza”

Rosario Valastro, vice presidente Nazionale della Croce Rossa italiana, a Fanpage.it: “Verosimile il numero di 2 o 3 milioni di sfollati ucraini stimato dalle organizzazioni sovranazionali. Stiamo mandando aiuti in Polonia e Ungheria ma abbiamo già allertato tutta la nostra struttura per le emergenze: la Croce Rossa c’è e ci sarà come sempre”.
A cura di Ida Artiaco
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Gli sfollati ucraini potrebbero essere tra i due e i tre milioni, ma in ogni caso anche l'Italia è pronta ad accoglierli. Parola di Rosario Valastro, vice presidente Nazionale della Croce Rossa italiana, che a Fanpage.it ha spiegato come la macchina umanitaria si stia organizzando anche nel nostro Paese per aiutare i civili che stanno scappando dall'Ucraina dopo l'attacco della Russia. Non solo. Proprio questa mattina sono partiti da Avezzano i primi quattro camion carichi di derrate alimentari, medicinali e coperte in direzione Est Europa.

Rosario Valastro (Croce Rossa).
Rosario Valastro (Croce Rossa).

In che modo si sta concretizzando il vostro aiuto al popolo ucraino?

"Intanto, stiamo cercando di dare man forte alle società nazionali di Croce Rossa che sono coinvolte sul territorio, in particolare in Ucraina, in Polonia e in Ungheria per l'assistenza agli sfollati. Il primo camion è appena partito e anche gli altri aiuti che verrano dati, dal materiale sanitario ai viveri alle tende per montare i campi, rispondono a questa esigenza di venire incontro alle necessità dei più vulnerabili e delle persone che stanno fuggendo. Noi all'estero agiamo come un unico network. Per quanto riguarda poi l'Italia, abbiamo già allertato tutta la nostra struttura per le emergenze, che funziona bene, come abbiamo dimostrato in occasione dei terremoti degli ultimi anni ma anche recentemente per il sostegno alla popolazione afghana e ai rifugiati che sono arrivati in Italia, montando tensostrutture anche in meno di 48 ore. Quindi siamo pronti nell'eventualità in cui il Governo e l'Ue dovessero decidere una ridistribuzione degli sfollati tra i vari Paesi membri. La Croce Rossa c'è e ci sarà come sempre".

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Cosa state mandando al confine ucraino di preciso?

"Prima di tutto materiale sanitario alla Croce rossa polacca, perché in Ucraina essendoci interventi militari non è possibile in questo momento fare entrare i nostri camion. La competenza, trattandosi di un conflitto in corso, è della Croce Rossa internazionale che ha già fatto un appello alle parti affinché venga rispetta la convenzione di Ginevra e quindi anche la possibilità di corridoi umanitari sicuri tramite cui possono entrare beni di prima necessità per la popolazione civile. Per quanto riguarda viveri e alimenti, la nostra scelta è quella di acquistarli in loco, per questo stiamo raccogliendo fondi. In questo modo possiamo in tempo reale acquistare beni di primissima necessità nelle zone di confine e metterle a disposizione degli sfollati immediatamente".

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Ieri proprio la Croce Rossa ha parlato di 300mila sfollati ucraini. Può confermare questo numero?

"I numeri quando ci sono conflitti aperti sono sempre relativi, ma che ci siano centinaia di migliaia di persone che sono riuscite a scappare è un dato orientativo ma abbastanza verosimile. Così come è verosimile che il flusso di sfollati possa raggiungere i due o tre milioni secondo le ultime stime di organismi sovranazionali. In ogni caso si tratta di sottostime, se calcoliamo che ad esempio la popolazione da Kiev non può spostarsi. Per altro in tutta la zona del Donbass gli interventi militari ci sono da 8 anni, stiamo parlando di un qualcosa che si è aggiunto ad una situazione già di sofferenza importante nelle popolazioni che hanno deciso di lasciare le proprie case. Ecco perché anche i numeri sono inevitabilmente aumentati in maniera esponenziale".

Cosa succederà adesso?

"Cercare di gestire il flusso e non farsi gestire dal fenomeno è una cosa che ci auguriamo tutti. Una volta che ci rendiamo conto che c'è un flusso di sfollati importante dovremmo cercare di gestirlo e dividerlo tra i vari paesi dell'Unione europea, consentendo per tempo agli stati di organizzarsi di conseguenza. È lo scenario più auspicabile. Lasciare tutto al caso o peggio agli Stati di confine dove in questo momento sono impegnate le nostre società nazionali di Croce Rossa, non risponderà né a criteri di efficacia né di efficienza, considerando che questi due aspetti in campo umanitario non sono meno importanti che in campo economico, perché significa aiutare meglio e un numero maggiore di persone".

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