La Cassazione: “I genitori commettono un reato litigando davanti ai figli. Bimbi maltrattati”

Litigare violentemente davanti ai figli costituisce reato, perché le liti sono assimilabili a maltrattamenti in famiglia. A dirlo è la Corte di Cassazione, che così si è pronunciata sul ricorso presentato da una donna condannata insieme al convivente per avere litigato furiosamente davanti ai loro bimbi. La madre – come riportato da Il Messagero – chiedeva ai giudici supremi di annullare la sentenza in nome del fatto che i figli non erano stati mai “direttamente oggetto di aggressioni o soprusi, né di violenza psicologica”. Una giustificazione risibile per i giudici, che hanno stabilito che, anche come spettatori passivi, i figli possono riportare danni “fisiopsichici” e “ferite psicologiche indelebili”.
Nello specifico la Cassazione parla di maltrattamenti quando i bambini sono costretti a “a vivere in un clima di violenza, paura e continua tensione, derivante dal fatto di dover assistere, quali spettatori passivi, alle violente dispute tra i genitori”. Non si possono quindi consumare “episodi di aggressività fisica e psicologica, condotte vessatorie e continui litigi, minacce e danneggiamenti di suppellettili”. E addirittura “i maltrattamenti inflitti da un coniuge all’altro in presenza dei bambini – precisa gli ermellini – possono condurre alla dichiarazione di decadenza dalla potestà genitoriale”. Avvalendosi di vari studi in materia, la Cassazione sottolinea ancora che non sono esenti da questi meccanismi di danneggiamento neppure i bimbi di pochi mesi o giorni, o “i feti ancora nel grembo materno”, che percepiscono tutto ciò che avviene nell’ambiente circostante.
Nonostante i giudici supremi sia d'accordo con la sentenza dell'appello, questa è stata annullata. In secondo grado, infatti, è stata scritta una "motivazione sommaria", che riprende le conclusioni del consulente tecnico, ma senza verificarle. Per questo, sarebbe necessario un nuovo processo, ma ormai il reato è caduto in prescrizione e risulta, quindi, estinto.