L’addio a Chiara, morta a 19 anni cadendo da una tettoia: “Un vulcano che amava le sfide”

Il salto, la caduta, la speranza e infine il dolore per una vita che si è spezzata troppo presto. Nel giorno dell’addio a Chiara Pajola, la diciannovenne di Lavagno (Verona) morta dopo essere caduta da un’altezza di quattro metri, è stato il suo papà a dipingere il ritratto di una ragazza che, non a caso, veniva chiamata “vulcano”. Un vulcano innamorato della vita, una ragazza sempre pronta a sfidare tutto e tutti, forse anche la morte. Chiara è caduta nel tentativo di salire su una tettoia alla funicolare di Castel San Pietro e, in seguito a quella che sembra una "bravata", ha combattuto per dieci giorni in ospedale. Ma poi il suo cuore ha smesso di battere. I familiari hanno donato i suoi organi, una scelta in linea con le volontà della ragazza. E il papà, come si legge su L’Arena, ha parlato anche di questo ricordando la sua “principessa” che amava le sfide.
"Un vulcano di energia e allegria" – “Come quella volta in macchina in cui mi disse: ‘Sai che figata se potessi dare il mio cuore a un altro’. O quando, candidamente, se ne venne fuori dicendo ‘Papi, quando morirai ti farò cremare e mi fumerò le tue ceneri, così sarai per sempre con me’”, ha ricordato il padre parlando della figlia scomparsa troppo presto. “Non piangiamo come quelli che non hanno speranza. Chiara è ancora qui”, ha detto il parroco, don Gianluca. Decine i palloncini bianchi lasciati volare in cielo per la diciottenne. “Ciao Chiara, vulcano di energia e allegria. Ci mancherai”, si legge sulla pagina Facebook del locale in cui la ragazza aveva trovato lavoro.