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“Io sono Cosa Nostra”, estorsioni a tappeto e intimidazioni: 8 arresti a Palermo

L’indagine ruota attorno alla figura del boss Giulio Caporrimo, già arrestato in passato e che dal momento della scarcerazione, nel maggio del 2019, ha intrapreso una scalata che lo ha portato alla testa del mandamento mafioso a colpi di estorsioni a tappeto e intimidazioni. “Io sono Cosa Nostra”, diceva il boss.
A cura di Antonio Palma
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Secondo blitz anti mafia in 48 ore a Palermo dove oggi altre 8 persone son ostate arrestate con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsioni aggravate. Nel mirino dei Carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che all’alba hanno eseguito un'ordinanza cautelare emessa dal giudice su richiesta della Dda palermitana, il mandamento mafioso di Tommaso Natale. L'operazione antimafia, denominata ‘Bivio 2', è la seconda in due giorni a Palermo dopo gli arresti che hanno colpito le famiglie di Roccella, Ciaculli e Brancaccio, ed è stata coordinata da un pool di magistrati della Dda guidati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca.

L'indagine ruota attorno alla figura del boss Giulio Caporrimo, già arrestato in passato e che dal momento della scarcerazione, nel maggio del 2019, ha intrapreso una scalata che lo ha portato alla testa del mandamento mafioso a colpi di estorsioni a tappeto e intimidazioni. “Io sono Cosa Nostra”, diceva il boss in opposizione ai nuovi capi e alle nuove dinamiche del mandamento. L'indagine ha svelato il percorso attraverso cui il boss prese le distanze dai nuovi capi lasciando Palermo in direzione Firenze per poi tornare da reggente consolidando e ricompattando attorno a sé l'intero mandamento. Un clan che, secondo gli inquirenti, ha dimostrato la sua "perdurante operatività" nonostante le numerose operazioni che negli ultimi anni lo hanno decapitato più volte.

L’inchiesta ha consentito di far luce su una serie di reati commessi dagli arrestati di oggi tra i quali lo stesso Caporrimo e il figlio Francesco, i quali avevano allargato il loro giro di affari sul settore delle scommesse on line. Gli investigatori hanno accertato 11 estorsioni riuscite e due tentativi non andati a buon fine, mentre solo in due casi le vittime hanno denunciato spontaneamente le pressioni subite. I carabinieri hanno ricostruito diverse intimidazioni, messe in atto spesso con attentati incendiari, per scalzare i concorrenti e accaparrarsi alcuni appalti. Diversi gli episodi accertati anche ai danni di commercianti della zona. La cosca faceva profitti anche grazie ai cosiddetti "cavalli di ritorno", le somme che gli uomini di Caporrimo si facevano consegnare per la restituzione di veicoli rubati.

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