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Insulti ai vigili urbani sui social non è reato: tutti assolti a Torino

Secondo la procura, alcuni commenti hanno “contenuti spregevoli ma non diffamatori”, altri sono “forieri di messaggi violenti e incivili” ma non configurano il reato di istigazione a delinquere. In molti casi inoltre, i commenti rientrerebbero nel “diritto di satira” perché parlare di “sindrome da pisello piccolo”, secondo le toghe, è solo “sarcasmo”.
A cura di Antonio Palma
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Insultare i vigili urbani sui social anche con parole pesanti e scatenare nei loro confronti una valanga di odio attraverso dei post su Facebook è “eticamente censurabile” ma non costituisce reato, con questa motivazione il giudice del tribunale di Torino ha prosciolto tutti gli imputati di una inchiesta a carico di 73 persone individuate come responsabili di una valanga di commenti contro la polizia locale del capoluogo piemontese. I commenti era apparsi sotto un post su Facebook di un avvocato che aveva raccontato un episodio personale dicendosi vittima di un'ingiustizia perpetrata dai vigili urbani.

Tra normali commenti di contestazione, però, erano apparsi anche altri molto più pesanti che ad esempio auspicavano "una spedizione punitiva sotto casa" degli agenti o esprimevano la rabbia con frasi del tipo "io gli spaccherei la faccia". Frasi che avevano scatenato subito la reazione del comando dei vigli urbani. La denuncia era stata presentata dall'allora comandante della polizia municipale, Emiliano Bezzon, con tanto di screen dei commenti più accesi. Dopo le indagini del caso e dopo aver valutato i fatti, però, la procura di Torino ha concluso che no vi son gli estremi di un reato e ha chiesto il proscioglimento degli indagati.

Una ricostruzione accettata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino che ha accolto integralmente le considerazioni dei pm e ha chiuso il caso. Secondo la procura, alcuni commenti hanno "contenuti spregevoli ma non diffamatori", altri sono "forieri di messaggi violenti e incivili" ma non configurano il reato di istigazione a delinquere. In molti casi inoltre, i commenti rientrerebbero nel "diritto di satira" perché parlare di "sindrome da pisello piccolo", secondo le toghe, è solo "sarcasmo".

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