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Incinta a 13 anni, è portata in comunità ma il fidanzato 32enne la rivuole: “Per noi è normale”

A Cittadella, in provincia di Padova, una ragazza di origine sinti di 13 anni e incinta è stata affidata ai servizi sociali, che l’hanno trasferita in una comunità protetta, dopo l’ennesimo ricovero in ospedale. Ma il suo fidanzato, di 32 anni, non ci sta: “Non c’è stata alcuna costrizione o violenza. Io e lei ci vogliamo bene”.
A cura di Ida Artiaco
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Una ragazza di soli 13 anni il prossimo novembre diventerà madre. Presa in cura dai servizi sociali, che l'hanno portare in una comunità protetta, il fidanzato e padre del bambino, che di anni ne ha invece 32, la rivuole indietro e promette battaglia. Succede a Cittadella, in provincia di Padova, dove la ragazzina, all'ottavo mese di gravidanza e di origine sinti, è stata ricoverata più volte per degli accertamenti. Ma dopo l’ennesimo accesso al pronto soccorso, è stata presa in cura dai servizi sociali e portata in una struttura protetta lontano dai genitori e dal compagno. E mentre i carabinieri stanno facendo di tutto per vederci chiaro nella vicenda, il 32enne non ci sta e promette battaglia: "Siamo sinti e abbiamo delle regole diverse rispetto a voi – ha detto -. Nella nostra cultura rimanere incinta a quell’età è la normalità".

Il caso è scoppiato dopo il ricovero della scorsa settimana all’ospedale della città murata per una serie di accertamenti clinici. Non era la prima volta che succedeva: già a settembre la giovane gestante era stata ricoverata una volta. Ma venerdì scorso le è stato imposto il trasferimento in una struttura protetta e da quel momento i suoi cari non l'hanno più vista. Al momento non vi sarebbero segnalazioni al tribunale dei minori di Venezia mentre la famiglia della bambina si sarebbe rivolta a un avvocato trevigiano per cercare di riottenere l’affidamento della figlia. " Abbiamo paura che le facciano credere che noi non le vogliamo bene — ha raccontato ancora il fidanzato —, siamo in attesa che vengano fatte tutte le verifiche, ciò che importa è la salvaguardia della vita del nuovo nato che tra un mese dovrebbe venire alla luce. Non c’è stata alcuna costrizione o violenza. Io e lei ci vogliamo bene". E poi ancora: "Per noi è un sequestro di persona. Nessuno di noi sa nulla. Non sappiamo i motivi, perché hanno fatto questo e comunque dovevano avvisare almeno i genitori che avrebbero portato via la loro figlia. Quando siamo andati all’ospedale non l’abbiamo più trovata, ci hanno detto che era in un altro posto, una struttura protetta, e basta".

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