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Inchiesta del fisco sulla famiglia Marzotto: sequestro di beni da 65 milioni

L’ipotesi di reato è di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi: la casa di moda avrebbe eluso il fisco costituendo una holding in Lussemburgo ma con sede amministrativa in Italia.
A cura di Susanna Picone
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L’ipotesi di reato è di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi: la casa di moda Marzotto avrebbe eluso il fisco costituendo una holding in Lussemburgo ma con sede amministrativa in Italia.

In questi giorni gli uomini della Guardia di Finanza di Milano, su ordine della Procura, stanno eseguendo un sequestro di beni per un valore di 65 milioni di euro, nell’ambito di un’inchiesta per una presunta frode fiscale. Case a Milano, Roma e Cortina e partecipazioni societarie nella disponibilità di 13 persone indagate, riconducibili al Gruppo Marzotto e, alcune delle quali, alla stessa famiglia della casa di moda. Tra gli indagati, accusati del reato di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, ci sono appunto Vittorio e Matteo Marzotto, quattro esponenti della famiglia Donà Delle Rose e il finanziere Massimo Caputi. A ordinare il sequestro milionario sono stati i pm di Milano Laura Pedio e Gaetano Ruta: il sospetto è che nel 2008, quando la famiglia Marzotto ha ceduto al fondo Permira la griffe Valentino fashion, lo abbia fatto eludendo il fisco italiano.

La holding finanziaria in Lussemburgo – Le indagini hanno infatti consentito di scoprire in Italia la reale sede amministrativa di una holding finanziaria costituita in Lussemburgo: con questa holding la casa di moda avrebbe evaso il fisco. Un’operazione che secondo i magistrati ha fruttato una plusvalenza di 200 milioni di euro, appunto non dichiarati in Italia perché la venditrice finale è stata la società lussemburghese. Secondo l’accusa gli indagati avrebbero, insomma, prima venduto le loro quote alla società Igc di cui sono comunque proprietari e poi attraverso questa società con sede in Lussemburgo avrebbero concluso l’operazione.

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