In Italia è emergenza edilizia scolastica, Legambiente: “Servirebbero 200 miliardi per rinnovare gli istituti”

In Italia c'è una vera e propria emergenza che riguarda l'edilizia scolastica. È quanto emerge dai dati pubblicati dallo stesso Ministero, gli ultimi dei quali, in riferimento agli anni passati, resi noti rispettivamente a luglio e agosto scorsi. Il sito Tuttoscuola ha realizzato a inizio settembre un report secondo il quale – sulla base dei dati di luglio – su tutto il territorio nazionale solo il 37% delle scuole sarebbe agibile, mentre sulle isole questa percentuale si attesterebbe drammaticamente al 19%. Quasi il 90% delle scuole sarebbe sprovvisto delle certificazioni obbligatorie e il 62% delle strutture scolastiche non disporrebbe delle palestre. Il Ministero dell'Istruzione ha risposto affermando che questi dati si riferiscono “all’anno scolastico 2023/2024, cioè a 2 anni fa, quando non erano ancora iniziati i grandi lavori di messa in sicurezza della scuola italiana avviati da questo Governo”. Ma, al di là delle querelle in corso, una cosa è certa: il problema c'è. Ne abbiamo parlato con Elena Ferrario, presidente di Legambiente Scuola e Formazione.
Ha letto il report? Si aspettava una situazione così preoccupante sull’edilizia scolastica in Italia?
"Sì, ho letto il report e non c’è nulla di nuovo, purtroppo. Solo il 10% delle scuole ha tutte le certificazioni richieste. E non perché non servano, ma spesso non vengono caricate oppure risultano scadute. Alcuni certificati decadono con il minimo intervento, come per il rifacimento di un’aula. I dati del report di tuttoscuola.com che fanno riferimento all'anno 2023/24 sono stati semplicemente rielaborati dall’anagrafe dell’edilizia scolastica. Nonostante questo ci sono dei punti critici che vengono evidenziati: il ministero, tramite l'anagrafe, raccoglie i dati ma non li rielabora, quindi non sono di facile lettura, sono solo tabelle excel piene di numeri; il secondo è che l’Osservatorio per l’edilizia scolastica in Italia non si riunisce da tanti anni. E non è colpa solo di questo governo, ma è sintomo di una disattenzione politica verso il mondo della scuola che dura da troppo tempo ormai".
E cosa rende così difficile ottenere queste certificazioni?
"Il primo ostacolo è la mancanza di fondi strutturali e stabili. I finanziamenti per le scuole arrivano solo in occasione di eventi eccezionali, come ad esempio il crollo di un solaio; mai in modo ordinario. E questo è un grosso limite. Inoltre, comuni e province, che sono i veri proprietari degli edifici scolastici, non sempre riescono a completare l’iter, tra carenza di risorse e complessità burocratiche".
Il report evidenzia che le certificazioni antincendio e sismiche spesso non ci sono. Perché?
"Perché lo stesso ministero continua a prorogare gli obblighi di adeguamento. Il risultato è che molte scuole restano fuori norma. Ad oggi, solo il 37% delle scuole risulta agibile secondo i dati dell’anagrafe. Parliamo di edifici in cui ogni giorno entrano milioni di persone tra studenti, docenti e personale ATA".

Lo studio mostra una forte disparità tra Nord e Sud. Quanto pesa la qualità degli edifici sul rendimento scolastico e sull’abbandono?
"Le differenze tra Nord, Sud e Isole sono enormi. Basta un dato: al Nord la percentuale di scuole con agibilità è del 50%, nelle isole scende al 19%. Spesso si dimentica che la qualità degli spazi incide direttamente sull’esperienza scolastica. E la didattica senza spazi giusti è difficile esplorarla. La povertà educativa dipende anche dal luogo in cui si studia. Se un ragazzo entra in una scuola fatiscente, senza spazi adeguati, perde interesse e motivazione per lo studio".
Le scuole aperte d’estate possono aiutare?
"Si, sarebbe una buona idea, ma senza strutture adeguate e personale non si può fare. L’anagrafe stessa segnala problemi come il raffreddamento degli ambienti in molte scuole del sud e isole. Finanziando già strutture con spazi ben attrezzati si rischia solo di aumentare i divari tra i territori".
Il ministro Valditara ha parlato del più grande piano di investimenti sull’edilizia scolastica: 11 miliardi tra PNRR e fondi nazionali. È sufficiente?
"Siamo lontanissimi dal necessario. Precisiamo che una buona parte di questi fondi proviene dal PNRR; bisognerebbe analizzare però i singoli finanziamenti. La Fondazione Agnelli già nel 2019 stimava in 200 miliardi la cifra necessaria per rinnovare davvero il patrimonio scolastico italiano. C’è poi il problema della manutenzione ordinaria: i finanziamenti sono intorno ai 10.000 euro all’anno per edificio, ma spesso i comuni non riescono nemmeno a spenderli, bloccati dalla burocrazia".
Come si spiega che all’inizio dell’anno scolastico ci siano ancora centinaia di scuole senza nemmeno una palestra?
"Secondo l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, solo il 38% delle scuole ha una palestra. E spesso capita che non vengano dichiarati spazi esterni adeguati. Questo complica la lettura del dato. In Italia incide anche la scarsa cultura per lo sport. Negli altri paesi le palestre restano aperte anche nel pomeriggio. Il PNRR è stato utile per cercare di migliorare la situazione, ma è servito a poco. Il problema è che senza personale è inutile finanziare le strutture. Questo meccanismo è tipico anche degli asili nido, dove ci sono le strutture ma manca il personale".