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Imu alla Chiesa, lo Stato rischia di incassare molto poco

A causa della mancanza di controlli sulle autodichiarazioni lo Stato e gli enti locali rischiano di incassare ben poco dall’Imu alla Chiesa e agli enti no profit che svolgono attività commerciali.
A cura di Antonio Palma
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Fra poco scadrà il termine ultimo per pagare la prima rata dell'Imu e dopo la riforma voluta dal governo Monti anche per gli edifici delle Chiesa che svolgono attività commerciali è tempo di pagare il dovuto. Il rischio però che a fronte di previsioni mirabolanti di introiti extra per stato ed enti locali, alla fine dalla Chiesa arriveranno ben pochi soldi. Come denuncia al Fatto Quotidiano l’ex parlamentare radicale Maurizio Turco, da sempre in prima linea sul tema dell'Imu alla chiesa, il fatto è che la legge prevede molti cavilli facilmente aggirabili e soprattutto l'autocertificazione che ovviamente senza controlli è carta straccia.

Percentuali e usi misti – Gli enti no Profit come la chiesa infatti devono dichiarare per i locali ad uso misto quale è la percentuale usata per fini commerciali, ma anche  se sono esenti dall'Imu perché praticano qualche attività "dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e, comunque, non superiore alla metà dei corrispettivi medi previsti per analoghe attività svolte con modalità concorrenziali nello stesso ambito territoriale" come recita la legge. Il fatto è che  non è ancora chiaro chi stabilisce la media territoriale e come essa è calcolata.

Cifre molto lontane dalle stime  – “Il gettito non subirà variazioni sostanziali rispetto al passato. Il regolamento bizantino varato dal governo Monti non ha fatto altro che posticipare il momento della verità. Non è con l’autocertificazione che si risolve il problema: senza controlli non sapremo mai chi e quanto dovrà pagare” accusa Turco, aggiungendo “I sindaci non fanno i controlli per la semplice ragione che nono sono nelle condizioni tecniche e politiche per farli”. A questo punto appare veramente lontana la cifra di 100 milioni di euro proveniente dall'Imu della Chiesa stimata dalla commissione del Tesoro nel 2011.

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