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Imola, investì e uccise ladro di cellulare: 8 anni di carcere. Madre della vittima: “Ingiustizia”

Vincenzo Iorio, l’operaio imolese di 43 anni che nel gennaio del 2020 ha investito e ucciso Mohamed Amine El Fatine, 24 anni, dopo un furto di cellulare, è stato condannato a otto anni e due mesi di carcere per omicidio semplice. Secondo il giudice agì “in uno stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui”.
A cura di Davide Falcioni
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Vincenzo Iorio, l'operaio imolese di 43 anni che nel gennaio del 2020 ha investito e ucciso Mohamed Amine El Fatine, 24 anni, dopo un furto di cellulare, è stato condannato a otto anni e due mesi di carcere per omicidio semplice; l'uomo era accusato di omicidio pluriaggravato (premeditazione e futili motivi) ma ieri il Gup di Bologna, Roberto Dioguardi, gli ha riconosciuto le attenuanti generiche e lo stato d'ira causato da aver subito un "fatto ingiusto".

L'omicidio di Mohamed Amine El Fatine risale al 5 gennaio 2020. Stando a quanto emerso nel corso delle indagini Iorio aveva investito il giovane dopo che nei giorni precedenti i due avevano animatamente discusso perché l'operaio accusava la vittima di aver rubato la notte di Capodanno il cellulare del figlio 17enne. Due giorni dopo l'imolese – che intanto aveva denunciato la rapina alla polizia – era andato a cercare il marocchino e tra i due si era scatenata una rissa a seguito della quale entrambi erano finiti in ospedale. Iorio era stato denunciato per lesioni, ma ciò non era bastato a placare la sua rabbia visto che dopo alcune ore aveva ucciso il 34enne investendolo con il suo fuoristrada. Dopo il delitto, Iorio si era presentato in commissariato raccontando l’accaduto e dicendo: "Non volevo ucciderlo". La Procura, in virtù del rito abbreviato (che permette lo sconto di un terzo della pena), aveva richiesto 16 anni di reclusione per l'italiano, ma il giudice lo ha condannato a 8 facendo cadere le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi e riconoscendo le attenuanti generiche e la provocazione, cioè "l’aver agito in uno stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui".

La madre della vittima: "Me l'hanno ucciso un'altra volta"

"È una sentenza che in parte ci soddisfa e ci solleva, ricordiamoci che il mio assistito originariamente era accusato di omicidio pluriaggravato e rischiava l’ergastolo, ed alla fine è stato condannato, pur confermandone l’intenzione, ad otto anni e mesi due di reclusione, con le attenuanti generiche. D’altro canto, come dal primo momento abbiamo sostenuto, Iorio non aveva intenzione di causare la morte del ragazzo e le perizie cinematiche avvalorano la nostra versione. Pertanto, leggeremo con attenzione le motivazioni, ma certamente faremo appello chiedendo con forza che venga esclusa l’intenzione, consapevoli di avere buoni elementi probatori per farlo". Di tutt'altro avviso Kadija Fidi, madre della vittima: "Non c'è stata giustizia. La sentenza per l'omicidio di mio figlio, mi ha fatto sentire ancora più straniera e discriminata nel mio Paese. Chi ha ucciso mio figlio non può cavarsela con 8 anni di reclusione. Mi sento come se fosse stato ucciso un'altra volta".

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