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Il video esclusivo dell’uccisione di Angelotti: tradì Renatino De Pedis

Dietro la rapina e la morte di Angelo Angelotti, detto “er caprotto” l’ombra della Banda della Magliana. La verità potrebbe emergere dai fotogrammi di quello che sembra un film d’azione.
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E' iniziato il processo d’Appello per la rapina subita da due gioiellieri a Mezzocammino (Roma) nell’Aprile 2012. Una notizia di cronaca giudiziaria come tante se, dietro a un fatto finito nel sangue, non ci fosse un morto ammazzato di quella che fu la Banda della Magliana, tre feriti e un dubbio su dinamica e movente della rapina stessa.

L’uomo a cadere sotto i colpi di revolver del gioielliere rapinato è quello di Angelo Angelotti, detto “er caprotto”. Un personaggio di medio spessore nell’ambito criminale ma, importantissimo per l’omicidio eccellente di colui che fu uno dei capi indiscussi della Banda della Magliana: Enrico De Pedis. Impossibile scindere i fatti della tentata rapina dalla storia criminale di Angelotti. Impossibile non vedere, dal video della rapina stessa, una serie di particolari che possono portare a pensare a qualcosa di diverso di un agguato a mano armata finito male.

Angelotti è conosciuto, e lo rimarrà per sempre, per essere stato l’esca, il traditore, il giuda nei confronti del “Dandy” Enrico De Pedis. Fu lui, il 2 Febbraio del 1990 a chiedere appuntamento al boss di Testaccio per vendere dei gioielli in Via del Pellegrino. A due passi da Campo de Fiori, zona degli usurai della Banda, zona di De Pedis. Proprio in quella stradina lastricata di sanpietrini, un commando composto da “uomini di Marcello Colafigli, altro ras della Magliana, freddò “Renatino” mentre inforcava il suo motorino Honda. Finiva lì, quel giorno, la storia stessa della holding criminale romana. Ma non dei suoi protagonisti.

Ventidue anni dopo, il 28 Aprile del 2012, verso le 4,30 del mattino, una macchina con due fratelli, Luca e Andrea Polimadei titolari di un Compro Oro, esce dal portone della loro abitazione. Devono partire per una fiera a Monaco e hanno il campionario con loro. Come si può vedere dal video, la macchina viene speronata da un furgoncino bianco dal lato del guidatore, di fatto bloccando la portiera. Potrebbe essere un semplice incidente, una distrazione, un colpo di sonno dell’autista del mezzo. Ne nascono secondi concitati da quell’urto, due persone escono dal portellone posteriore del furgone e si dirigono verso la portiera del passeggero della macchina. Istanti e cadono entrambi i banditi sotto i colpi del guidatore dell’auto. Guidatore che, subito dopo, esce e si avventa sul corpo a terra di uno dei malviventi prendendolo a calci, mentre il fratello si allontana e il terzo componente della batteria scappa tenendo la mano sul fianco. Il conto di sangue pagato in quel parcheggio, alla fine, sarà la morte di Angelotti, due rapinatori feriti e uno dei gioiellieri colpito di striscio a una mano, sempre dal fratello.

Sequenze che sembrano fotogrammi di un film d’azione. Ma i film d’azione sono fatti da storyboard prestabilite, con attori che conoscono quello che deve succedere secondo per secondo. Ma, una rapina alle 4 e mezza del mattino, non dovrebbe avere un copione. Eppure, se analizziamo il filmato, si possono fare considerazioni che fanno nascere più di qualche dubbio. E’ da premettere che il gioielliere, accusato d’ufficio di omicidio, è stato scagionato e la pratica è stata archiviata e giustificata con la formula della “legittima difesa”. Una formula curiosa visto che l’unico a sparare è stato il rapinato.

L’impressione, guardando queste immagini, è che si aspettasse l’assalto. Non ci sono shock o dubbi sulla dinamica dello speronamento per il Polimadei, lui spara subito senza porsi molti quesiti. E’ freddo e colpisce il guidatore del furgone, che è a viso scoperto. Non subisce il logico contraccolpo rispetto all’incidente. Lui spara, una-due-tre-quattro-cinque volte. Tre colpi prenderanno Angelotti, il bersaglio “grosso”. Tutto nell’arco di una manciata di secondi, nei quali scende e prende a calci l’ex bandito della Magliana. Il fattore-sorpresa non gioca a sfavore dei rapinati ma dei rapinatori. E’ questo che si dibatte nell’aula della prima sezione penale della Corte d’Appello di Roma ed è questo scenario che inizia a farsi strada nelle parole del pm Lupacchini. Il dubbio. Dubbi sulle perizie medico legali, dubbi sulle perizie della balistica, dubbi sulle modalità di inchiesta.

E’ una storia che riprenderà il 16 Giugno e che, siamo sicuri, farà discutere. Dietro a quella rapina, finita nel sangue, potrebbe esserci una storia che risale ai tempi della Banda della Magliana. Una storia nera legata a chi continua a controllare il crimine a Roma.

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Reporter di una strada chiamata cronaca nera. Mi dedico a raccontare e trovare spiragli di verità nelle inchieste legate alla criminalità organizzata tra Roma e il Veneto. Dirigo il web magazine Notte Criminale e scrivo su alcuni giornali online. Cerco di arrivare prima degli altri alle notizie seguendo le “voci della strada”, in cui mi mischio e mi infiltro. Qualcuno dice che sono esperto di “mala romana” e “mala del Brenta”, ma sono solo un cantastorie del crimine e un convinto assertore della “Giustizia giusta”.
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