Il sindaco parcheggia in divieto di sosta. Le foto finiscono su Facebook

"La legge non è uguale per tutti". E' questo il titolo del post che accompagna le foto che tanto stanno facendo discutere nelle ultime ore. Si tratta di alcune particolari immagini, pubblicate sul più noto dei social network, ossia Facebook. Nelle foto in questione si può vedere chiaramente un’automobile parcheggiata in divieto di sosta. Niente di strano direbbero in molti: la pratica, seppur proibita, è assolutamente diventata comune in tutta Italia. Ma abbiamo usato l'aggettivo "particolari". Il fatto è che il protagonista della "sosta selvaggia" è il primo cittadino del comune di Conselve, in provincia di Padova, Antonio Ruzzon.
Il sindaco del piccolo centro a Sud di Padova è stato pizzicato dai membri del “Comitato Lasciateci Respirare Conselve”. Un gruppo di cittadini che, come si legge nel post, si dice stufo della "catastrofica" gestione amministrativa di Ruzzon. Il parcheggio in sosta vietata rappresenterebbe infatti solo "un peccato veniale rispetto a tutta la sequenza inanellata di obbrobri ai quali Ruzzon ci ha abituato nel suo sconcertante e vacuo mandato". I problemi sono ben altri: "la distilleria Bonollo, il Biogas,la Iris ambiente e le sue ceneri da inceneritori, le piste ciclabili, la zona industriale da verificare e monitorare, il cogeneratore, la qualità dell'aria e della salute, la trasparenza istituzionale e la collaborazione verso i cittadini".

Così per fare luce "sull' assenza quasi totale della figura istituzionale del sindaco Ruzzon" il Comitato – che dalla propria parte avrebbe sicuramente anche il sindaco di Vilnius – ha deciso di muoversi a modo proprio. Nelle foto si vede l'auto di Ruzzon parcheggiata in evidente area interdetta alla sosta. Peraltro secondo i fautori dell' iniziativa, l’infrazione commessa sarebbe "sistematica". Le immagini sono di luglio, ma nelle ultime ore sono emerse foto che ritraggono l'auto del sindaco sempre in sosta vietata, ma nel 2008.
Da parte sua Ruzzon non cerca scusanti alle sue trasgressioni ma invita a dare il giusto peso ai fatti. "È vero – ammette – ho parcheggiato dove non si potrebbe, è una leggerezza dovuta alla fretta e all'impossibilità di cercare in quel momento un altro parcheggio. Non l'ho fatto per arroganza ma per necessità".