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Il piccolo Giovanni ucciso dalla madre a Trieste, l’autopsia: Più tagli alla gola, nessun segno di difesa

Secondo le poche indiscrezioni emerse dall’autopsia sul bambino di 9 anni, fatale sarebbe stato un fendente che gli ha reciso la gola ma sul collo aveva diverse ferite mentre non sarebbe emerso nessun segno di difesa.
A cura di Antonio Palma
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Non ha avuto la forza e forse nemmeno il tempo di difendersi il piccolo Giovanni, il bambino di 9 anni ucciso dalla madre mercoledì scorso a Muggia (Trieste) durante un incontro non protetto autorizzato dai giudici dopo la separazione dei genitori. Sul suo corpo infatti non sono stati riscontrati segni di difesa. È quanto emerge dall‘autopsia eseguita ieri sul corpicino del piccolo dall'anatomopatologo Stefano D'Errico, incaricato dai pm triestini.

Vista la delicatezza del caso, gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sull’esame post mortem a cui hanno partecipato anche i consulenti di parte nominati sia dalla madre, Olena Stasiuk, sia dal padre. Secondo le poche indiscrezioni emerse, però, il bambino non si sarebbe difeso quando la madre lo ha accoltellato con diversi fendenti alla gola. Nessun segno sulle mani o su altre parti del corpo a indicare un tentativo di ripararsi e nessuno strappo nemmeno sugli abiti che indossava.

Forse è stato colto alla sprovvista o comunque non si aspettava affatto che la madre potesse arrivare a ucciderlo, nonostante le sue preoccupazioni e le violenze denunciate in precedenza col padre. Fatale sarebbe stato un fendente che gli ha reciso la gola ma sul collo aveva diverse ferite inferte con un oggetto da taglio, forse lo stesso coltello.

Elementi che faranno parte della perizia finale e che andranno valutati anche alla luce dei reperti trovati in casa della donna. Sul luogo del delitto, come ricostruisce il Piccolo, macchie di sangue erano presenti già fuori dal bagno mentre altre più evidenti erano all’interno.

Le indagini intanto proseguono per accertare l’esatta dinamica dei fatti e soprattutto chiarire il contesto in cui è maturato l’omicidio, arrivato al culmine di una separazione legale e una battaglia per l’affidamento del bimbo che andava avanti da anni. Il delitto è avvenuto durante uno degli incontri concessi dal Tribunale alla donna, già in passato in cura in un Centro di Salute Mentale e seguita dai servizi sociali, nonostante le numerose denunce del marito che ne segnalava la pericolosità.

Intanto nei prossimi giorni sarà condotta una perizia medico-psichiatrica proprio sulla 55enne per capire se le sue attuali condizioni sono compatibili con la custodia cautelare in carcere che è stata richiesto dalla Procura. Dal giorno dell’omicidio infatti la donna è rimasta ricoverata in ospedale per uno scompenso psichico, piantonata dagli agenti.

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