Il parere di Ilda Boccassini sulla mafia al nord e sui politici indagati

Ilda Boccassini, capo della Direzione distrettuale antimafia, è intervenuta all’Università Bocconi di Milano, davanti a centinaia di studenti e docenti, per la presentazione del libro “Il contagio. Come la ‘ndrangheta ha infettato l’Italia” scritto dai suoi colleghi magistrati Giuseppe Pignatone e Michele Prestipini e, per l’occasione, ha concesso il suo punto di vista riguardo il tema spinoso della mafia e della ‘ndrangheta nel nord Italia e dei politici spesso citati nelle inchieste che poi non finiscono sotto processo. Sulla questione, le parole della Boccassini riprese dal Fatto Quotidiano, appaiono molto chiare nello spiegare i procedimenti messi in atto dalla stessa: “Il nostro metodo – ha detto il magistrato antimafia – è di accusare qualcuno solo quando siamo certi di poterlo mandare a processo, sapendo che poi un’eventuale assoluzione causata da prove carenti è un regalo alla mafia e una sconfitta non per il pm, ma per lo Stato”.
L’abilita della mafia di strutturarsi e di centralizzare le scelte più importanti – Ilda Boccassini ha fatto riferimento alla presenza della criminalità organizzata al nord Italia (“Dire che certe omertà avvengano soltanto al sud non è vero”), ha sottolineato la differenza di metodo tra alcune Procure (in alcune, spesso, i processi ai politici collusi con la mafia finiscono nel nulla) e la necessità di una vera collaborazione tra quelle del nord e del sud “perché se non ci sarà questa collaborazione necessaria vorrà dire che la lotta alla ‘ndrangheta avrà una battuta d’arresto”. La grande inchiesta Crimine-Infinito, per esempio, è stata condotta insieme dai tre presenti alla Bocconi: Reggio Calabria e Dda di Milano hanno svolto un lavoro “senza competizione” che ha portato ad oltre 300 arresti nelle due regioni.
“Indagare solo se ci sono prove certe” – In Lombardia sono ormai numerosi quanto al sud i nomi dei politici che finiscono in inchieste di mafia e sono altrettanti i casi che non hanno avuto conseguenze penali. Per la Boccassini questo accade perché puoi anche essere certo che qualcuno abbia un rapporto con la mafia “ma lo devi provare, e in maniera corretta”. Certo è, secondo il magistrato milanese, “che se ordino determinate intercettazioni qualcosa pesco di sicuro, come in un lago di trote, ma non è così che si deve fare”.