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Il papà di Mauro Glorioso, ferito da una bici lanciata a Torino: “Per lui una condanna all’ergastolo”

Le parole di Giuseppe Glorioso, il padre del ragazzo diventato paraplegico dopo essere stato ferito dalla bici lanciatagli addosso da quattro giovani a Murazzi del Po e condannati nei giorni scorsi: “Dagli imputati neanche un briciolo di pentimento. Mio figlio è condannato a vita, non a 9 o 6 anni come loro…”
A cura di Biagio Chiariello
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mauro glorioso
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Mauro Glorioso è l’unico che sta scontando una "condanna all’ergastolo" per quanto avvenuto nel gennaio dell'anno scorso ai Murazzi di Torino, quando fu ferito gravemente da un bici lanciata dalla balaustra da quattro ragazzi, di cui tre minorenni. Lo dice suo padre, Giuseppe, a commentato della decisione della Corte di Appello che ieri ha confermato le condanne pronunciate in primo grado, che restano quindi ferme a 9 anni e 6 mesi, nove anni e 4 mesi e 6 anni e 8 mesi di reclusione.

Victor Ulinici, l'unico maggiorenne (19 anni), è stato condannato a 10 anni e 8 mesi di carcere per il tentato omicidio di Mauro. Da allora il ragazzo, studente universitario di origini siciliane, è paraplegico. "La cosa che fa più male è che non abbiamo riscontrato pentimento da parte di nessuno. Per il resto rispettiamo la sentenza", ha detto uscendo dall’aula Giuseppe Glorioso.

Mio figlio è condannato a vita, non a 9 o 6 anni. Non provo odio e non cerco vendetta. Provo dolore, dolore e ancora dolore. Continuamente. Non auguro a nessuno di vivere questa eterna sofferenza" dice il signore Giuseppe Glorioso al Corriere della Seera.

E prosegue: "Questi ragazzi non hanno mai chiesto scusa, non hanno mai mostrato un briciolo di pentimento per ciò che hanno fatto. Loro continuano a dirsi dispiaciuti, ma non è affatto vero. Altrimenti si comporterebbero diversamente". L'uomo infatti racconta che "anche in carcere si sono resi protagonisti di comportamenti inqualificabili, episodi di violenza e disprezzo nei confronti di altri detenuti e delle guardie carcerarie".

Il padre di Mauro non crede infatti alle lettere di scuse dei quattro:

Erano rivolte al giudice e dettate dalla volontà di ottenere benefici processuali. Sia durante il processo di primo grado che in appello, gli imputati hanno chiesto che venissi allontanato dall’aula come se non fossi parte del processo. Non sono qui solo come genitore, sono qui perché rappresento Mauro. È stato veramente umiliante, credetemi… è come se avessero chiesto a mio figlio di andarsene. E poi dicono di aver chiesto scusa. La loro è solo una strategia processuale".

La sentenza ieri è stata accolta con soddisfazione dal procuratore generale, Carlo Maria Pellicano, per il quale "i fatti sono di una gravità tale che si commentano da soli". Di tenore opposto l'avvocato Michele Ianniello, che parla di "pene ingiuste e spropositate"

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