Il Nord Italia invaso dalla cimici asiatiche, è emergenza: “Fermarle è difficilissimo”

Negli ultimi cinque anni sono diventate il più grande incubo degli agricoltori del Nord Italia, dove è in atto una vera e propria invasione. Si tratta delle cimici asiatiche, conosciute anche come Halyomorpha halys, in grado di distruggere pere, mele e albicocche. Nel 2013 hanno colpito Piemonte e Lombardia, nel 2014 Liguria e Toscana, mentre nel 2015 Trentino e Marche. Ed anche quest'anno, con l'avvicinarsi della stagione invernale, complice il calo delle temperature, è di nuovo emergenza in questi territori, soprattutto nel Nord Est, tra Friuli e Veneto, dove già nei giorni scorsi c'era stata la denuncia di alcuni residenti circa la presenza sempre più significativa di questi insetti nelle loro case e nei campi. "Anche attraverso il dna – ha commentato al quotidiano La Repubblica Lara Maistrello, entomologa dell'Università di Modena e Reggio Emilia – abbiamo accertato che la H.halys presente in Italia è arrivata da zone diverse della Cina e dalla Corea. Bisogna studiarne la provenienza per capire in che modo si possono combattere, perché reagiscono in modo diverso al clima e agli insetticidi".
Le cimici, lunghe fra i 12 e i 17 millimetri, colori fra il grigio e il marrone, sono capaci di volare per 2,5/5 chilometri al giorno e attaccare ogni frutto. "Abbiamo accertato – ha continuato l'esperta -, che una femmina riesce a deporre in media 285 uova all'anno, e dopo le madri, nella stessa stagione, depongono le figlie. Fermarle è difficilissimo. Trovi le cimici, prepari il trattamento, ne ammazzi una parte e le altre cambiano "banchetto". Il trattamento non dura in eterno, il giorno dopo l'albero è già accessibile. Anche con l'uso di neonicotinoidi, piretroidi e fosforganici non si sono raggiunti grandi risultati: non puoi insistere perché ammazzi anche gli insetti utili, come gli impollinatori".
Una situazione, dunque, che sta diventando sempre più difficile da gestire col passare del tempo. Inoltre, il timore è che col freddo che arriverà nei prossimi giorni questi insetti possano cercare rifugio nelle case, per trascorrervi l'inverno in una sorta di letargo, dopo aver già attaccato i campi. Secondo il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) di Firenze, soltanto nel 2016 in Italia è stato perso oltre il 40% di pere e kiwi, con danni pesanti anche a mele, pesche, uva, pomodoro, noci, nocciole, mais e soia. Le regioni interessate sono corse ai ripari con le cosiddette reti di protezione anti-insetto. L'Emilia Romagna nei giorni scorsi ha stanziato 10 milioni, la Lombardia ne ha destinati 2,5. "Potranno essere messe – ha spiegato l'entomologo Massimo Bariselli, del Servizio fitosanitario dell'Emilia Romagna – soprattutto nei frutteti che hanno già le reti anti-grandine, come bande laterali. Facciamo di tutto, per salvare i frutteti. L'importante è fare rete, fra Regioni ed enti di ricerca (università, Crea, Cnr), con i tecnici sul territorio e gli agricoltori. Speriamo di farcela".