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Opinioni

Il neonato morto in mare la notte di Natale è la nostra coscienza che ci urla in faccia

Era diretto in Italia, il bambino annegato nel mar Egeo insieme ad altri ventisei migranti. Una storia che racconta tutta l’ipocrisia del cristianissimo occidente.
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(immagine di repertorio)

Era diretto in Italia, non a Betlemme.
Era su un gommone malmesso senza giubbotto di salvataggio, non al caldo di una capanna tra il bue e l’asinello.

Non è nato la notte di Natale, ma è morto annegato nelle acque gelide del Mar Egeo.
Era un bambino, un neonato. E se n’è andato assieme ad altre ventisei persone, tra cui forse anche i suoi genitori.

Ok, ora che lo avete – che lo abbiamo – letto, possiamo tornare a festeggiare il Natale insieme ai nostri cari, al caldo delle nostre case, tra regali e cibo a volontà.
E possiamo pure tornare a lamentarci del Covid, della quarantena, della nostra normalità violata.
Possiamo far finta che non sia successo niente, e dimenticarci di quel bambino e della sua vita spezzata alla ricerca della sopravvivenza.

Possiamo far finta, ma in quel bambino c’è lo spirito di tutti i Natali, passati presenti e futuri, e tutta la nostra ipocrisia, e tutta la nostra falsa coscienza.
Perché quel bambino veniva da terre che abbiamo abbandonato al loro destino.
Perché si sarebbe salvato se non avessimo delegato la sua salvezza a trafficanti senza scrupoli, o a dittatori spietati che paghiamo fiori di miliardi l’anno per fare i carcerieri dei disperati, in Turchia come in Libia.

Perché parlare di corridoi umanitari, nel cristianissimo e civilissimo occidente sembra essere la peggior bestemmia.
Perché lo sappiamo benissimo, nel cristianissimo e civilissimo occidente, che la sola parola “accogliere” fa perdere le elezioni a qualunque politico la pronunci.

Oggi quando andremo a messa coi nostri vestiti migliori, quando spezzeremo il nostro pane migliore e berremo il migliore tra i vini, quando ci scambieremo regali costosi, almeno ricordiamoci di quel bambino, anche solo per un secondo. E ricordiamoci che è lui che paga il prezzo del nostro benessere. Che è con lui che abbiamo deciso di non condividere quel che abbiamo.

Che questo sacrificio, anche solo per un secondo, ci possa rendere migliori, è il miglior augurio che possiamo farci.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro. 15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019)
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