“Il mio compagno era cuoco stagionale in Puglia, è fuggito quando il titolare gli ha messo una comanda in bocca”

A 36 anni Abdin ha deciso di lasciare il suo lavoro in un ristorante di Milano per fare un'esperienza da lavoratore stagionale in Puglia. "Quando me lo ha proposto ero contentissima perché il mio sogno sarebbe trasferirmi al Sud in pianta stabile – ha raccontato a Fanpage.it la compagna, Imma -. Gli ho detto di andare tranquillamente e che io lo avrei raggiunto per qualche giorno di mare".
Incoraggiato dalla compagna, il cuoco 36enne è quindi arrivato in Puglia per lavorare in un ristorante sul mare a Punta Prosciutto. "Con il titolare del locale avevano pattuito circa 1500 euro al mese per la stagione estiva – ha continuato Imma -. Avrebbe dovuto lavorare su doppio turno, quindi mattino e sera. Le ore di lavoro venivano spezzate da una pausa di qualche ora e tutti i dipendenti potevano alloggiare in una casa messa a loro disposizione ad Avetrana. Si iniziava a lavorare alle 9 del mattino circa e si chiudeva tutto intorno alle 3 di notte con ritmi davvero sfiancanti".
Nonostante le condizioni dure, però, nessuno dei due si era lasciato scoraggiare. "L'alloggio che Abdin condivideva con altri colleghi era dignitoso, io l'ho visto. La paga che avevano pattuito non era male e per questo eravamo felici. Purtroppo la gioia di quel momento è durata circa una settimana".
"Tredici ore di lavoro, 7 giorni su 7 senza mai un riposo, ma il fondo è stato toccato quando Abdin ha dovuto preparare un piatto per la figlia del titolare del locale. Nessuno gli aveva detto che la ragazza era intollerante al lattosio e quando ha presentato la pietanza al suo tavolo, è stato aggredito dal suo datore di lavoro. È entrato in cucina accusandolo di tentato omicidio, gli ha intimato di stare zitto e gli ha messo il biglietto di una comanda in bocca. Dopo quell'episodio si è licenziato".
Le sorprese per Abdin non erano però finite. "Di solito sono io che mi occupo della gestione degli affari di famiglia, per questo ho contattato in prima persona il titolare del ristorante – spiega Imma -. Dopo una lunga conversazione ci siamo accordati per lasciar cadere la vicenda dal punto di vista legale con il pagamento del denaro pattuito per i giorni di lavoro svolti dal mio compagno. In questo frangente abbiamo scoperto che Abdin, che non aveva ancora firmato alcun contratto, era stato assunto per 3 ore al giorno, anche se lavorava per più di 12 ore. Ovviamente voglio precisare che non aveva letto o firmato alcun tipo di accordo, quindi il contratto è stato falsificato. Probabilmente questo è accaduto anche per gli altri dipendenti".
"Per ricevere il denaro è stato anche ‘costretto' a firmare un atto nel quale si impegnava a non procedere legalmente dopo aver avuto i soldi per i giorni in cui aveva lavorato. È chiaramente impossibile pensare che la falsifica di un contratto possa chiudersi con un accordo del genere".
"Mi sconvolge sapere che il titolare di questo locale abbia un'agenzia immobiliare qui a Milano e che quindi il ristorante sia una ‘seconda entrata'. Oltre agli orari sfiancati, il mio compagno ha dovuto sopportare una vera e propria truffa e un'aggressione fisica. Dopo aver trascorso una settimana in quel locale, Abdin è tornato a Milano. Adesso sta cercando un nuovo lavoro perché per quest'estate in Puglia aveva lasciato la sua occupazione precedente. In seguito a quest'esperienza gli ho detto di pretendere di leggere il contratto prima di firmare qualsiasi cosa e di accettare qualsiasi ruolo".
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