Il magistrato minacciato da Riina: “Volevano darmi un blindato Lince ma ho detto no”

Spostarsi a bordo di un blindato Lince, un mezzo militare utilizzato dall'Esercito anche in zone di guerra come l'Afghanistan, è l'ultima proposta arrivata dal Viminale al pm antimafia Nino Di Matteo dopo le ripetute minacce arrivate dal boss corleonese Totò Riina. Una proposta che, come racconta il Corriere della Sera, per il momento il magistrato ha rifiutato spiegando che tutto va bene, anche limitare i suoi spostamenti allo stretto necessario, ma spostarsi in centro città a Palermo con un autentico carro armato non è una buona idea. "No, non se ne parla. Non posso andare in giro per Palermo, in un centro abitato, con un carro armato. Non chiedetemelo" ha chiarito Di Matteo ai vertici delle forze dell'ordine preoccupati seriamente per la sua incolumità dopo le intercettazioni avvenute nella cella di Riina, detenuto nel carcere milanese di Opera. Il boss mafioso, infatti, ha fatto chiaro riferimento ad un attentato da compiere durante un viaggio, una trasferta, in un luogo aperto al pubblico. Particolari che hanno fatto scattare l'emergenza per un magistrato già sottoposto a protezioni di "livello 1 eccezionale".
Allarme massimo – Minacce esplicite che hanno indotto i procuratori di Palermo e Caltanissetta a volare anche a Roma per un vertice con il Ministro dell'interno Angelino Alfano per spiegare la delicata situazione, dopo una prima riunione del Comitato Nazionale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica che si è svolto nel capoluogo siciliano. Proprio durante il vertice al Viminale si è discusso di potenziare la vigilanza attorno al giudice Di Matteo anche attraverso spostamenti in un Lince blindato e dotando la scorta del pm del bomb jammer, un dispositivo che neutralizza congegni usati per azionare esplosivi.