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L'omicidio di Melania Rea

Il linguaggio non verbale di Salvatore Parolisi durante l’intervista: nessuna compassione per Melania

Il linguaggio non verbale di Salvatore Parolisi durante l’intervista rilasciata ai microfoni di “Chi l’ha visto?” ha confermato la sua freddezza emotiva e la totale assenza di compassione per il femminicidio della moglie Melania Rea.
A cura di Anna Vagli
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Il 18 aprile 2011 Salvatore Parolisi ha ucciso sua moglie Melania Rea. L’ha finita con 35 coltellate, dopo averla aggredita alla schiena mentre si trovava di spalle. Ha approfittato di quella condizione di minorata difesa e l’ha massacrata a colpi di coltello alla presenza della figlia di soli diciotto mesi.

Bugie, tradimenti. Un uomo incapace di scegliere tra la moglie, Melania, e l’amante prediletta, Ludovica. Uno spietato assassino che, stretto in un imbuto, ha trovato come unica soluzione quello di eliminare la sua compagna di vita. Una compagna che aveva avuto come unica colpa quello di amarlo forse più di se stessa.

Ieri sera, in un’intervista esclusiva rilasciata ai microfoni di "Chi l’ha visto?", l’ex caporal maggiore dell’esercito è tornato a dire la sua all’uscita dal carcere di Bollate. Trascorsi dodici anni da quando si trova recluso, Parolisi ha cominciato a beneficiare dei primi permessi premio. Così, ha colto l’occasione per ribadire la sua versione dei fatti. Negando per l’ennesima volta di aver ucciso la moglie Melania Rea.

Un’anima vuota, freddo e distaccato. Totalmente concentrato su se stesso. E che ha cercato in ogni modo di prendersi la scena. E forse c'è anche riuscito. Ma non soltanto con le parole. Anche il linguaggio del suo corpo ha parlato molto delle emozioni di quei frangenti. In particolare, i suoi gesti delle braccia e il suo tono di voce. Entrambi utilizzati dall’ex militare per catalizzare l’attenzione su di sé.

Cosa racconta il linguaggio del corpo di Salvatore Parolisi

Salvatore Parolisi intervistato da Chi l'ha visto?
Salvatore Parolisi intervistato da Chi l'ha visto?

Salvatore Parolisi ha avuto per tutta l’intervista una postura altezzosa ed esibito sorrisi forzati. Ma soprattutto ha tenuto il mento sollevato ed evitato lo sguardo diretto con la giornalista. Non è un caso, infatti, che per quasi tutta la durata dell’intervista abbia tenuto gli occhiali da sole e si è rivolto spesso alla telecamera.

L’ha fatto per cercare di mantenere il totale controllo della situazione, con il tentativo di virare l’intervista a suo favore. Ma anche perché consapevole che i suoi pianti televisivi, quando ancora Melania era una donna scomparsa, hanno pesato moltissimo sulla sua condanna. Dunque, un linguaggio non verbale che ha cercato di veicolare in assonanza con quello verbale.

Melania era bellissima, Ludovica era solo una scappatella. Non sapevo che Ludovica avesse perso la testa per me, le ho detto un sacco di bugie. Sono stato un verme, ma amavo Melania”. Per accompagnare queste frasi, Parolisi ha tenuto una postura eretta e allargato le braccia in modo esagerato per trasmettere un senso di sfida nei confronti del suo pubblico. Non solo di chi lo stava intervistando, ma anche di chi lo avrebbe visto come telespettatore. Con le braccia Parolisi ha fatto movimenti ampi e sprezzanti, cercando di catturare l'attenzione e sottolineare l'importanza di se stesso.

Anche nel tono di voce l’ex caporal maggiore non si è smentito. Ha utilizzato un tono quasi sempre dominante, autoritario e con un pizzico di superiorità rispetto all’intervistatore. Ha fatto ricorso a un volume alto per cercare di sopraffare e imporre le proprie opinioni.

Come tutti i narcisisti patologici, anche l’assassino di Melania ha più volte interrotto l’inviata di "Chi l’ha visto?", dimostrando una mancanza di rispetto per il lavoro che la stessa stava svolgendo e confermando la sua innata attitudine a monopolizzare la conversazione e la scena. Ma non è tutto.

L’uomo ha alternato anche un tono di voce sarcastico e sprezzante, con il chiaro intento di sottolineare la propria supposta superiorità intellettuale. In definitiva, quindi, il suo linguaggio non verbale ha confermato la sua freddezza emotiva e nessuna compassione per la vittima. Che era non solo sua moglie, ma anche la madre di sua figlia.

Parolisi è già un uomo libero?

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Salvatore Parolisi sta scontando la pena per l’omicidio di Melania Rea nel carcere di Bollate. Il processo a suo carico era iniziato il 19 ottobre del 2012. In primo grado era stato condannato all'ergastolo, in appello a trent'anni di reclusione. Ma la Cassazione aveva ridotto la pena a vent'anni estromettendo l'aggravante della crudeltà.

L'ex caporal maggiore, pertanto, finirà di scontare la sua condanna nel 2028. Perché, quindi, può beneficiare di dodici ore di permesso premio come raccontato ai microfoni di "Chi l’ha visto?".

La risposta è da ricercare nel nostro sistema giudiziario. In carcere, infatti, si comporta da sempre come detenuto modello, si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza, e lavora come centralinista. Quindi, con gli anni, ha maturato il diritto di godere di alcune ore di libertà al di fuori del carcere.

La funzione della pena in Italia è quella rieducativa. Volta cioè al reinserire il condannato nella società una volta esaurito il suo debito con la giustizia.

Nessuno potrà portare in vita Melania Rea, ma Salvatore Parolisi per la giustizia italiana sarà nuovamente presto un nuovo libero. Di sicuro, non potrà più rivedere sua figlia Vittoria. Che, grazie a un provvedimento del Tribunale per i minorenni di Napoli che ha dichiarato la decadenza della responsabilità genitoriale, ha preso il cognome di sua madre Melania.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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