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Il giudice Giancarlo Giusti è stato arrestato, prese soldi dalla ‘ndrangheta

Il giudice calabrese di Palmi, già sospeso dal suo incarico da quando il suo nome era venuto fuori nell’inchiesta del pm Ilda Boccassini e di Pignatone, è stato arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa.
A cura di Susanna Picone
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Il giudice calabrese di Palmi, già sospeso dal suo incarico da quando il suo nome era venuto fuori nell’inchiesta del pm Ilda Boccassini e di Pignatone, è stato arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa.

Corruzione con l'aggravante di aver favorito associazione mafiosa, è questa l’accusa con la quale è stato arrestato poche ore fa il gip del tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti. Il giudice, già coinvolto nell’inchiesta condotta dalla Dda di Milano sul clan dell’’ndrangheta dei Lampada, era stato già sospeso dalla sue funzioni del Consiglio Superiore della Magistratura quando per la prima volta era uscito fuori il suo nome; oggi, il suo arresto arriva dopo quello dello scorso novembre di un altro giudice calabrese, Vincenzo Giglio, accusato di aver a sua volta agevolato la ‘ndrangheta.

Secondo l’accusa il giudice Giusti avrebbe ricevuto dal clan almeno 71mila euro e avrebbe venduto la propria funzione violando i principi di imparzialità, probità e indipendenza. La notizia del suo fermo è stata comunicata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati. Durante le ultime indagini il nome di Giusti era venuto fuori perché, secondo quanto si apprende, al giudice erano stati pagati, sempre dallo stesso Giulio Giuseppe Lampada (in carcere per associazione mafiosa ed altri reati), viaggi ed escort in diversi hotel di lusso a Milano. Inoltre, durante un’intercettazione contenuta nell’ordinanza firmata dal gip di Milano Giuseppe Gennari, il giudice Giusti si esprimeva parlando al telefono con il boss Lampada in questi termini: “Non hai capito chi sono io…sono una tomba, peggio di…ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice”. Intercettazione che forse ha convinto il gip Gennari ad accogliere la richiesta dell’antimafia milanese.

Con l’arresto odierno diventano due i giudici detenuti – Con l’arresto di Giancarlo Giusti, l’inchiesta che da mesi vede impegnati da Milano Ilda Boccassini e da Reggio Calabria il siciliano Giuseppe Pignatone, ha dimostrato di guardare, non solo al mondo specifico dei clan della criminalità organizzata ma, anche, alla rete di professionisti che in qualche modo gli gira intorno, quei giudici, politici, avvocati e uomini delle forze dell’ordine che affiancano i criminali aiutando i traffici della ‘ndrangheta. Ad oggi sono dunque due i giudici finiti in manette.

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