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Il giallo di Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio scomparsi a Palermo e mai più ritrovati

Il 3 agosto 2007 scompaiono Antonio e Stefano Maiorana a Palermo; mai ritrovati, il caso ruota tra un presunto ricatto sessuale, due indagati, possibili avvistamenti in Spagna e piste senza conferme che hanno portato gli investigatori a valutare l’archiviazione.
A cura di Biagio Chiariello
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Il 3 agosto 2007, l’imprenditore palermitano Antonio Maiorana e suo figlio Stefano, di 22 anni, spariscono nel nulla dopo aver lasciato un cantiere a Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. I loro corpi non sono mai stati ritrovati, nonostante ricerche e indagini approfondite.

Nel corso dell’inchiesta sono stati indagati Francesco Paolo Alamia e Giuseppe Di Maggio, accusati di omicidio e occultamento di cadavere, ma la Procura ha richiesto l’archiviazione per mancanza di prove. Secondo alcune ricostruzioni, il movente potrebbe essere stato un presunto ricatto sessuale: Maiorana avrebbe posseduto un video compromettente utilizzato per estorcere quote societarie.

Oggi la famiglia – a partire dalla moglie Rossella Accardo – continua a chiedere verità, mentre il caso resta senza risposte certe.

L’ultimo avvistamento poi la scomparsa: “Torniamo tra mezz’ora”

La mattina del 3 agosto 2007 Antonio e Stefano Maiorana vengono visti per l’ultima volta allontanarsi dal cantiere di Isola delle Femmine. “Torniamo tra mezz’ora”, avrebbero detto, ma da quel momento non si avranno più notizie di loro.

L’auto di Antonio viene ritrovata parcheggiata, chiusa e in ordine, dettaglio che alimenta l’ipotesi di un allontanamento forzato. Le successive ricerche non producono risultati: nessuna traccia utile emerge dalle celle telefoniche né dai conti bancari.

Quel breve saluto resta l’ultimo segnale di vita dei due, prima che il caso diventi uno dei misteri più oscuri della cronaca palermitana.

L’ipotesi del ricatto sessuale dietro il duplice omicidio

La pista del ricatto sessuale rappresenta una delle ipotesi più controverse legate alla scomparsa – e al possibile duplice omicidio – dei Maiorana. Secondo gli inquirenti, Antonio avrebbe utilizzato un video compromettente, che ritraeva Francesco Paolo Alamia con una minorenne, per ottenere la cessione gratuita delle quote delle società “Calliope” ed “Edilia”, impegnate in un’importante operazione immobiliare.

Da questo presunto ricatto sarebbe nato il duplice omicidio, con unico indagato oggi Giuseppe Di Maggio, figlio del boss di Torretta, dopo la morte di Alamia. Il gip Marco Gaeta deve ancora decidere se archiviare o disporre nuove indagini, mentre la Procura ritiene di non avere elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio.

La vicenda si intreccia inoltre con il suicidio, il 6 gennaio 2009, di Marco, figlio minore di Antonio, che probabilmente non ha retto al peso di quanto accaduto. Affari, conflitti e presunti ricatti compongono un quadro ancora privo di verità definitive.

La posizione di Karina Andrè

Karina Andrè, ex compagna di Antonio, occupa un ruolo centrale nella complessa vicenda. Poco prima della scomparsa, le quote delle società “Calliope” ed “Edilia” di Alamia erano state intestate a lei a titolo gratuito, circostanza che alimenta l’ipotesi di un possibile ricatto da parte di Maiorana.

"Qualche tempo dopo la scomparsa, Karina Andrè, compagna di Antonio Maiorana, chiamò un tecnico informatico per cancellare dalla memoria di un computer alcuni video che potevano essere compromettenti" aveva spiegato l'avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Rossella Accardo a Fanpage.it.

Il suo nome ricorre anche in altri passaggi dell’inchiesta: secondo alcuni documenti, Marco, figlio minore di Antonio, sarebbe stato da lei “plagiato”, elemento che – secondo la madre – avrebbe contribuito al suo isolamento prima del suicidio del 2009. Pur non risultando indagata, la sua posizione resta rilevante nella ricostruzione dei rapporti interni al cantiere e dei conflitti precedenti alla scomparsa dei Maiorana.

Gli avvistamenti in Spagna

Negli anni, la vicenda è stata segnata anche da presunti avvistamenti di Antonio e Stefano in Spagna, che hanno mantenuto aperta la pista di un allontanamento volontario, pur senza riscontri concreti. Dopo il ritrovamento della Smart nel parcheggio dell’aeroporto di Punta Raisi, si ipotizzò che padre e figlio avessero lasciato l’Italia, ma le indagini su voli, documenti, movimenti bancari e celle telefoniche non hanno confermato nulla.

Alcune segnalazioni li collocavano tra le Baleari e la Costa del Sol, ma col passare del tempo gli inquirenti le hanno ritenute sempre meno attendibili, fino a escludere che i Maiorana possano essersi rifatti una vita all’estero. Oggi la pista spagnola resta solo un capitolo secondario di un caso ancora dominato dall’assenza totale di tracce e dalla possibile matrice criminale della scomparsa.

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