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News sull'omicidio di Anica Panfile a Treviso

Il giallo di Anica Panfile. L’autopsia: traumi multipli alla testa. C’è l’ipotesi omicidio

La 31enne di origini romene è stata rinvenuta cadavere da un pescatore domenica scorsa a Spresiano. I parenti: “Mai creduto al suicidio”. Dall’autopsia sono emersi traumi multipli alla testa provocati da un corpo contundente. Inoltre nei polmoni non è stata trovata acqua.
A cura di Biagio Chiariello
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Anica Panfile, la 31enne di origine rumena trovata morta domenica pomeriggio scorso nel Piave, in località Spresiano, in provincia di Treviso, non si sarebbe suicidata e non sarebbe morta annegata.

Gli esiti dell’autopsia sul corpo della vittima hanno fatto maturare molti dubbi agli inquirenti: il medico legale Antonello Cirnelli ha infatti stabilito che la donna presentava traumi multipli alla testa provocati da un corpo contundente. Nei polmoni della donna, inoltre, non è stata trovata acqua, segno del fatto che la donna è finita nel fiume quando era già morta.

Prende corpo dunque l'ipotesi dell'omicidio, la Procura di Treviso si starebbe muovendo in questa direzione. Il fascicolo è in mano al sostituto procuratore Valeria Peruzzo.

Ieri tutta la famiglia era stretta intorno ai quattro figli, coi quali Anica viveva insieme al nuovo compagno e anche alla nonna materna, nella casa popolare di Via Ronchese, nel quartiere di Santa Bona dove Anica si era trasferita quasi un anno e mezzo fa. "Era una giovane donna felice – dicono i familiari –  viveva una esistenza serena ma soprattutto aveva quattro creature a cui non avrebbe mai fatto del male in questo modo".

"Non abbiamo mai creduto al suicidio" ribadiscono.

Anica cinque anni si era separata dal primo compagno, un uomo romeno che sembrerebbe essere tornato a vivere nel paese d'origine. Da non molto lavorava presso la cucina della mensa Israa in una casa di riposo ma allo stesso tempo arrotondava lo stipendio facendo qualche pulizia in case private. E quella mattina, giovedì 18 maggio, doveva prestare servizio in un’abitazione di Arcade, dove si era recata in autobus. In quella casa però non è mai entrata.

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Per almeno tre giorni di lei non si è saputo più nulla. Fino a domenica quando un pescatore ha visto quel corpo in un’ansa del Piave, a Spresiano, proprio sotto un viadotto.

Vogliamo la verità – affermano i parenti – e non ci fermeremo davanti a niente. Siamo disposti a morire pur di trovare il responsabile di questa cosa orribile".

E aggiungono: "I carabinieri sanno tutto, devono solo controllare le telecamere nel percorso che separa  Arcade ad Spresiano e quello che è successo veramente verrà fuori".

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