Il figlio muore in un naufragio: profughi siriani trovano la tomba grazie a Chi l’ha visto

Era il 2 agosto del 2014 quando le agenzie stampa diedero la notizia di un naufragio di un barcone carico di migranti che dalla Libia era salpato verso Lampedusa: quel giorno 284 profughi finirono in acqua, molti vennero salvati ma alcune decine sparirono. Tra i dispersi si registrarono anche i quattro figli di due siriani: Amjad, 36 anni, carrozziere, e Tahani, 33, insegnante di inglese, che a quasi due anni da quella tragedia hanno trovato un pizzico di pace.
Per merito della trasmissione ‘Chi l'ha visto' Walter Partipilo, un agente di polizia della scientifica di Agrigento, ha riconosciuto in un bambino uno dei figli della coppia di migranti. "In tv mi sembrò proprio quel bambino che mi aveva fatto tanto pena, sono padre anch’io – dice Partipilo – l’indomani ho guardato le foto che avevamo in ufficio e ho detto ai colleghi, “è lui”. Ora da un lato mi sento contento per essere stato di aiuto a quella famiglia, dall’altra provo pena per la sorte di questo bambino e dei suoi fratellini e per il dolore di quei genitori". Mohammed, il loro bimbo di appena 4 anni, è ora sepolto nel piccolo cimitero di Ribera, in provincia di Agrigento. "Qui è la fine del viaggio, qui riposano le nostre vite e le nostre speranze spezzate", si legge sulla lapide bianca del piccolo. I suoi genitori hanno spiegato che non sposteranno la sua tomba. "Lasciatelo riposare qui dove è stato accolto – ha ripetuto il padre – ora sappiamo dov’è Mohammed, sappiamo che è stato sepolto subito come vuole la nostra religione. Ma ora dobbiamo cercare gli altri tre nostri figli, perché noi pensiamo che siano vivi, da qualche parte".