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“Il cuore donato dal fratello mi ha salvato”, Anna e Shana si incontrano dopo 9 anni grazie ai social

La storia di Anna e Shana, la prima trapiantata oltre nove anni fa con il cuore del fratello dell’altra. Si sono infine incontrate e conosciute grazie agli appelli social.
A cura di Antonio Palma
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Shana e Anna
Shana e Anna

Spesso criticati e bistrattati, i social possono avere un grande ruolo nel mettere in contatto persone che non si erano mai viste. La riprova è nella storia di Anna e Shana, la prima trapiantata oltre nove anni fa e la seconda sorella del ragazzo donatore di organo, che si sono infine incontrate e conosciute grazie al web.

A raccontare pubblicamente la loro storia in prima persone sono state le stesse due donne in occasione di un evento organizzato da Reginald Green, il padre di Nicholas Green, il bambino americano di 7 anni ucciso durante un tentativo di rapina sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria e i cui organi e cornee furono donati a sette persone.

Anna e Shana con Nicholas Green
Anna e Shana con Nicholas Green

“Mi chiamo Anna, ho 27 anni e sono una paziente trapiantata di cuore. Sono passati nove anni, da allora, e oggi sto bene. Volevo conoscere la sorella del mio donatore, l’ho trovata, e adesso abbiamo un rapporto speciale” ha rivelato la giovane, raccontando poi la sua storia prima e dopo il trapianto di cuore che le ha salvato la vita fatto di una diagnosi di sarcoma a 9 anni e di un conseguente scompenso cardiaco a causa delle pesanti terapie.

“Mio fratello minore Davide aveva 20 anni quando è morto in un incidente stradale e a seguito di questo tragico evento abbiamo deciso di donare i suoi organi. Il suo cuore continua a battere e oggi appartiene ad Anna, che è diventata per me come una sorella” ha confermato Shana Parisella.

Davide Parisella
Davide Parisella

Fondamentale la volontà di entrambe di conoscersi e l’uso dei social che, dopo vari appelli, ha permesso le due di incontrarsi, nonostante la legge. Il loro caso infatti ha riacceso il dibattito portato avanti da tempo dalla famiglia di Nicholas Green sulla donazione di organi e sulla legge che ne regola la privacy in Italia e che vieta alle famiglie dei donatori di conoscere il ricevente, anche se entrambe lo desiderano.

Anna e Shana infatti sono andate avanti da sole, grazie alla loro caparbietà e all’appello via social sono riuscite infine a incontrarsi. La prima è stata Shana che nel marzo dello scorso anno ha chiesto di rilanciare il suo appello scrivendo: “Solo oggi trovo il coraggio di chiedere alla persona che ha avuto questo dono di farsi sentire in qualche modo solo e semplicemente per dirci è tutt'ok sto bene”.

Un appello che grazie alle decine di migliaia di condivisioni in Italia e all’estero, è arrivato ad Anna che sei mesi fa, autonomamente si era messa in rete alla ricerca della famiglia del suo donatore. “Era pronta a ricevere un no, avevo messo in conto che potesse non essere d’accordo nel conoscermi, ma per fortuna quel richiamo lo abbiamo sentito entrambe” ha spiegato Shana.

“Avevo bisogno di sapere chi era il mio donatore e di conoscere la sua famiglia per poterla ringraziare anche se non lo potrò mai fare abbastanza, perché aver ricevuto in dono la vita non ha prezzo” ha raccontato invece Anna all’agenzia Dire, concludendo: “Oggi mi sento senz’altro più completa, perché ho trovato una seconda famiglia”.

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