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Matteo Messina Denaro

Il carabiniere che ha lavorato all’identikit di Messina Denaro: “Così abbiamo dato un volto al boss”

La prima foto segnaletica di Matteo Messina Denaro in carcere sottolinea un’evidente somiglianza al ritratto realizzato tramite age progression dal pool di ricerca del latitante. “Le immagini sono state aggiornate negli anni – ha spiegato a Fanpage.it il maresciallo Natale del Ris- per fornire una pista verosimile”
A cura di Gabriella Mazzeo
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La cattura di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra la cui latitanza è durata 30 anni, passa anche per l'identikit e i ritratti segnaletici realizzati in collaborazione con la sezione Fonica Audiovisiva e informatica dei Ris. Il volto del superlatitante arrestato a Palermo il 16 gennaio, infatti, è molto simile all'immagine "invecchiata" nel 2011 con l'ausilio della tecnologia.

Guardando la prima foto segnaletica del boss in carcere e l'identikit diffuso, colpisce in particolare la bocca, sottile proprio come quella di Matteo Messina Denaro.

"Le immagini sono realizzate tramite age progression – ha dichiarato il maresciallo dei Ris Antonio Natale in un'intervista rilasciata a Fanpage.it – che si propone di essere uno strumento in più utile a indirizzare delle ricerche. L'identikit è stato realizzato unendo una serie di elementi per fornire un ritratto verosimile"

Immagine

Quante volte è stato aggiornato negli anni l'identikit del boss? 

L'identikit più famoso è stato realizzato dalla Polizia di Stato nel 2011, poi negli anni ne sono stati fatti diversi. Noi carabinieri abbiamo lavorato periodicamente a ritratti segnaletici mediante la tecnica dell'age progression che serve a fornire un ritratto verosimile, una vera e propria stima dell'invecchiamento di una persona ricercata.

Stupisce la somiglianza di Messina Denaro all'uomo nelle foto segnaletiche dei Ris. Le autorità pensavano che potesse aver camuffato il suo aspetto?

Il mio incarico è di laboratorio nel Ris per l'analisi di filmati e immagini. Il mio ruolo è stato precedente e limitato nel percorso investigativo che poi ha portato alla cattura. Per arrivare a quel punto deve esserci stato un lungo percorso di indagine e di estrapolazione di diversi elementi anche da immagini e filmati.

Ogni singolo elemento può aver aiutato nell'individuazione del boss. Credo che gli investigatori non avessero preconcetti sul suo aspetto e che abbiano collezionato tutti i dati senza avere particolari aspettative sul suo volto.

L'age progression è stata utilizzata anche per le ricerche di altri latitanti?

Ci sono stati sicuramente altri casi, la tecnica è utile alla ricerca di persone e il confronto delle immagini ha la finalità di indirizzare le operazioni più che di essere probatorio al momento del ritrovamento.

Foto segnaletiche di questo tipo sono state realizzate anche per altri casi di rilevanza nazionale come per le ricerche di Denise Pipitone e per quelle di Emanuela Orlandi. È stato utile anche per la cattura di ricercati all'estero, ma ovviamente questo genere di investigazione segue diverse strade. L'age progression è uno strumento in più.

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