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Covid 19

I nuovi contagiati dal Coronavirus: più giovani e meno gravi

Anche se per molti esperti il virus è clinicamente quasi scomparso, questo non significa che il nuovo coronavirus non continui a circolare e a contagiare altre persone, ma chi sono queste nuove persone? Dagli ultimi dati è emerso un abbassamento dell’età media ma questo è dovuto anche all’aumentata capacità di diagnosi.
A cura di Antonio Palma
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Da giorni diversi virologi e ed esperti continuano a ribadire che in Italia il virus è clinicamente scomparso, sopratutto perché non ci sono più quelle situazioni di emergenza sanitaria che vedevamo prima e in terapia intensiva non giungono più tante persone come avveniva nel pieno della pandemia, ma questo non significa che il nuovo coronavirus non continui a circolare e a contagiare altre persone, ma chi sono queste nuove persone? “Sono persone più giovani di quelle che vedevamo prima, 55 anni rispetto a 60 anni di media” ha spiegato Patrizio Pezzotti, epidemiologo dell’Istituto superiore di Sanità che si sta occupando dei report statistici che periodicamente vengono presentati dall’Istituto. Questo non significa che il virus stia colpendo ora i più giovani ma che “Essendoci meno infezioni, le capacità del sistema di fare diagnosi sulle persone meno sintomatiche è aumentata”.

Aumentata la capacità di diagnosi

In pratica la sanità, avendo meno pressione, riesce in questo momento a diagnosticare anche i casi con pochi sintomi, cioè i casi che coinvolgono maggiormente i più giovani. “È un quadro con meno ‘sotto diagnosi’. Per la maggiore capacità diagnostica di identificare casi lievi, la proporzione dei casi gravi è diminuita, ma non perché sia cambiata la malattia” ha sottolineato lo stesso esperto dell’Iss al Corriere della Sera. Al momento non ci sono invece dati netti sui luoghi di contagio visto che i contati tra persone sono ora più frequenti dopo la fine del lockdown anche se al momento continuano ad avere una incidenza maggiore i contagi in ambito familiare.

Maggiori contagi in ambito familiare e sanitario

Il contagio in ambito familiare, insieme a quello in ambito sanitario e nelle Rsa, è stato da sempre uno dei principali cluster in Italia. Questo però in realtà perché è più facile monitorare un gruppo famigliare dopo aver constato la positività di uno dei membri. Come spiega sempre Pezzotti, infatti, “I cluster familiari sono quelli che vediamo più facilmente perché identifichiamo e tamponiamo tutti i membri della famiglia”, inoltre “La Lombardia ha molti più focolai di questo tipo rispetto ad altre regioni”. “Continuiamo a vedere casi anche tra gli operatori sanitari” ma anche in questo caso “non si tratta di un aumento delle infezioni, bensì di un maggiore controllo. Ci sono ancora focolai, infine, nelle case di cura”.

Avere alta capacità di monitoraggio

Al momento invece non sono segnalati casi eclatanti in ambito lavorativo e non sembrano esserci conseguenze nemmeno dalle riaperture di locali e bar anche se bisogna aspettare ancora perché “Se ci fossero focolai tra i giovani, sarebbero casi asintomatici e se infettassero i loro cari lo sapremmo tra 2-3 settimane”. Secondo l’Iss per usto ora è importante tenere alta la capacità di monitorare i contagi in modo da tenere sotto controllo i cluster e poter essere più sereni in estate

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