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I fotografi contro Boom, la società finanziata da Luigi Berlusconi: “Non ci pagano da mesi”

Boom, la piattaforma che fornisce servizi fotografici personalizzati, finanziata tra gli altri da Luigi Berlusconi, è al centro di una contestazione da parte di ex collaboratori e dipendenti che lamentano mancati pagamenti. Dolci, il co-founder e Ceo di Boom, contattato da Fanpage.it, nega che alla base di questi ritardi ci possa essere un problema di stabilità finanziaria.
A cura di Redazione
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La stampa la presentava come l’”Amazon della fotografia”, la startup che avrebbe rivoluzionato il mondo della comunicazione commerciale, ora invece ex dipendenti e collaboratori denunciano i mancati pagamenti e le mancate risposte da parte dell’azienda. Boom Image Studio S.p.a., società italiana specializzata nella creazione di contenuti fotografici per grandi marchi come D&G, Luxottica, Glovo e Westwing, da mesi ha smesso di erogare i compensi e ha interrotto ogni contatto con chi chiedeva spiegazioni.

Fondata a Milano nel 2018 da tre giovani imprenditori, Federico Mattia Dolci, Giacomo Grattirola e Jacopo Benedetti, Boom è una piattaforma a cui le aziende si possono rivolgere per ricevere in poco tempo servizi fotografici personalizzati. Il cliente chiede a Boom la realizzazione di immagini specifiche e Boom, in poco tempo, invia sul posto un fotografo. Un’idea brillante che ha consentito alla società di crescere in pochi anni in maniera esponenziale, raccogliendo oltre 16 milioni di dollari in finanziamenti e al punto da attrarre investimenti dai nomi più in vista della finanza milanese, come Luigi Berlusconi e Luca Riboldi, capo degli investimenti di Banor sim, oltre che da importanti fondi di venture capital.

A settembre 2022, però, dipendenti e fotografi che lavoravano con Boom hanno notato le prime anomalie: “Subito dopo essere tornata dalle ultime ferie estive ho scoperto che molte persone erano sparite – racconta a Fanpage.it Annalisa (nome di fantasia), in Boom per due anni – Hanno iniziato a chiudere le aree e mandare via le persone, nonostante rassicurassero che tutto andava bene. Ma poi mi hanno licenziata da un giorno all’altro.” “A settembre hanno smesso di pagarmi inspiegabilmente”, contesta Cristiano Mattina, fotografo ed ex collaboratore di Boom.

Come Mattina, tanti fotografi in tutta Europa lamentano lo stesso trattamento: da settembre in poi Boom ha smesso di pagare le fatture e di rispondere alle mail che chiedevano risposte. “Ci era stato chiesto di non rispondere più ai fotografi”, svela Annalisa. Così, per provare a comprendere meglio cosa stesse succedendo, in molti si sono uniti: “Con alcuni colleghi, con i quali ci confrontiamo su un gruppo Facebook, abbiamo visto che già sole 50 persone devono ricevere oltre 30mila euro, per far capire la proporzione”, aggiunge Domenico Timpano, fotografo che ha collaborato per più di un anno con la piattaforma.

Oltre alla mancata retribuzione, però, chi ha lavorato con e per Boom, racconta dell’azienda un volto finora inedito: “La frase che continuavano a ripeterci era che Boom fosse un’azienda “people first”, ma evidentemente non è stato così, visto che molte delle loro persone, fotografi e dipendenti, sono state trattate in questo modo – commenta ancora Carla – I fotografi erano trattati come dei rider, erano pagati molto poco ed erano scelti in base alla prossimità e all’esperienza per essere assegnati al cliente. Questa azienda rischiava di diventare l’Uber dei fotografi.”

“Era un lavoro basato sulla velocità e sulla reperibilità, non sulla qualità – conferma il fotografo Cristiano Mattina – La creatività veniva completamente ammazzata. Mi sono sentito svalutato nel mio lavoro perché ci proponevano cose che per un fotografo qualificato, professionista, erano mortificanti. Mi sono trovato a lavorare in condizioni estreme, col ghiaccio sulla strada o col caldo torrido, spostandomi di centinaia di chilometri, per poi ricevere lamentele per un ritardo di pochi minuti”. Il sistema di Boom era anche molto severo con i fotografi che commettevano degli errori: “Se facevi delle sbavature, come sbagliare a rinominare una foto o farla con una certa angolazione, ti davano delle penalità di 3 o 4 euro.”, chiarisce Giovanni (nome di fantasia), fotografo per l’azienda dal 2018.

Nelle ultime settimane Boom ha contattato solo una parte dei fotografi non retribuiti promettendo un incontro, in particolare quelli che vantavano con l’azienda un credito di migliaia di euro. In questi casi Boom ha proposto una conciliazione pari al 30% della somma dovuta, offerta che in tante occasioni è stata rispedita al mittente. In tutti gli altri casi le cose sono andate in maniera diversa: “Sono stato contattato per fare una call, ma poi mi è stata cancellata e non mi hanno più fatto sapere nulla. Non vedo una via d’uscita, temo che nessuno di noi vedrà i soldi che ci spettavano”, prosegue Timpano. “Non sono stato contattato per ricevere i miei soldi, ma se lo facessero io chiederei tutto quello che mi è dovuto. Non vedo perché dovrei regalare il mio lavoro a chi non ha mai regalato nulla.”, chiarisce Mattina.

Nello stesso periodo in cui Boom ha interrotto ogni comunicazione con i fotografi anche chi lavorava all’interno dell’azienda lamenta un trattamento simile: “Le collaborazioni a partita iva sono state interrotte bruscamente, i contratti a tempo determinato sono stati fatti scadere e a chi aveva l’indeterminato è stata proposta una liquidazione”, continua Carla (nome di fantasia), che è rimasta in Boom per due anni. “Mi hanno promesso che mi avrebbero pagato ferie arretrate e tfr, ma non lo hanno fatto – precisa Claudia (nome di fantasia), anche lei ex dipendente – Hanno rimandato più volte questi pagamenti, ora lo hanno spostato a gennaio. Ci sono tante persone che sono ancora dentro l’azienda con posizioni apicali e che percepiscono ancora i loro stipendi. Se riescono a pagare questi non capisco allora perché non possano fare lo stesso con noi e con i fotografi.”

Contattato da Fanpage.it, Federico Mattia Dolci, co-founder e Ceo di Boom, nega che alla base di questi ritardi ci possa essere un problema di stabilità finanziaria: “Stiamo lavorando come sempre seguendo il mercato di riferimento. Abbiamo operato un refocus sulla tecnologia piuttosto che sulla produzione da mesi. Che ci siano pagamenti in sospeso con gli ex dipendenti è un’informazione impropria, se ce ne sono è perché stanno per essere liquidati.” Quando viene incalzato sui debiti contratti da Boom nei confronti dei tanti fotografi, risponde: “È una visione parziale, parliamo di una parte di fotografi, non tutti, che non collaborano più con noi perché il mercato ha cambiato direzione. Stiamo provando a risolvere le situazioni pregresse. Ci possono essere anche una serie di persone arrabbiate, ma la maggior parte ha vissuto un’esperienza positiva.”

a cura di Luigi Scarano

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