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Covid 19

I dati di oggi spiegati: perché stiamo perdendo il controllo dell’epidemia di Coronavirus in Italia

Numeri da record anche nel bollettino di oggi, 15 ottobre, sull’emergenza Coronavirus in Italia. Ma c’è un dato che preoccupa più degli altri: su 100 tamponi diagnostici, 8 sono positivi, con picchi oltre il 20% in alcune regioni. È il segnale che stiamo perdendo il controllo dell’epidemia e del contagio, come successe in primavera. Ecco perché servono più tamponi, ora più che mai.
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Come ieri più di ieri. Il bollettino di oggi, giovedì 15 ottobre, diramato dal Ministero della Salute riferisce che nelle ultime 24 ore sono stati registrati 8804 casi (ieri ne erano +7332 ), che portano il totale dall'inizio dell'emergenza a quota 381.602 . I guariti sono 245.964 (+1.899 nelle ultime 24 ore, ieri erano +2037) e i morti sono 36.372 (+83, ieri erano 43). Nel nostro paese ci sono attualmente 99.266 casi positivi: di questi sono 5796 i pazienti ricoverati in ospedale con sintomi, mentre sono 586 quelli in terapia intensiva. La Regione con più casi positivi nelle ultime 24 ore è la Lombardia che fa registrare un boom di nuovi contagi (+2000), seguita da Campania , Piemonte. Complessivamente i tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore sono stati 162.932, per un totale dall’inizio dell’epidemia di 13.077827.

“Sembra che l'epidemia ci sia sfuggita di mano. Siamo sulla stessa strada degli altri Paesi europei, e i problemi che stanno avendi li conosciamo bene”. Giovanni Forti, 26 anni, è studente di Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Superiore Sant'Anna. Dal 2018 fa parte della redazione di YouTrend, dove di occupa della parte editoriale, dell'analisi dei dati e della produzione di data visualization e su YouTrend ha scritto diversi articoli sulla pandemia del Covid-19: “Il fatto che siamo arrivati con così tante settimane di ritardo mostra che non era inevitabile tornare a questi livelli – spiega Forti a Fanpage.it -. A fregarci è stato l'allentarsi di quell'attenzione che ci ha tenuto così bassi così a lungo”.

È tutta colpa dell'attenzione, quindi?
No. Ci sono tre fattori dirimenti. L'inizio delle scuole, innanzitutto. Poi il ritorno al lavoro, con i relativi spostamenti. E in ultimo il freddo improvviso che ci ha portati tutti a passare più tempo in luoghi chiusi. Il mix di questi tre fattori ha inevitabilmente condotto i contagi a crescere.

Stanno crescendo in modo esponenziale?
In questo momento sì. Negli ultimi quattro, cinque giorni si mantiene un trend di raddoppio dei casi rispetto alla settimana precedente. Non durerà per sempre, ovviamente. Presto diventerà una crescita lineare. Sta a noi quando succederà e quanto si appiattirà la curva. Quel che ci dicono le curve del Regno Unito, della Spagna e della Francia ci dice che il numero a un certo punto diventa costante tra i 10mila e i 25mila casi. Oltre, perlomeno, non va.

Sono numeri da lockdown, questi?
Il fatto che siamo riusciti a gestire meglio i casi impone di non guardare la sola crescita dei contagi, come nella prima ondata. Allora, in primavera, i numeri raccontavano tutti la stessa storia. Oggi i dati dei contagi assoluti ci raccontano una storia allarmante, quelli delle terapie intensive, comunque gravi, un po' meno.

Come stanno crescendo i dati sulle terapie intensive?
Stanno crescendo abbastanza, e oggi abbiamo avuto 47 ricoverati in più rispetto a ieri, quasi il 10% un giorno con l'altro. È un aumento importante, ma rispetto agli oltre quattromila ricoverati della prima ondata – al netto di chi in molte regioni non poteva essere curato – siamo in un altro film. Se la crescita continuerà a 50 ricoverati al giorno, non sono molti i giorni che abbiamo a disposizione.

Soprattutto in alcune regioni…
Esatto. In una regione piccola, 150 ricoverati in terapie intensiva sono un’emergenza in diverse regioni. La situazione più preoccupante in relazione alle terapie intensive oggi è la Sardegna. Poi ci sono 326 ricoverati in più extra terapie intensive. L'allarme è minore, certo, ma costringe alcuni ospedali a creare reparti Covid, a gravare sul carico di lavoro del personale sanitario, a mettere sotto stress chi si occupa di curare altre patologie.

Torniamo ai contagi: quali sono le province che preoccupano di più?
Partiamo da una considerazione generale. Le province delle grandi città stanno avendo numeri molto preoccupanti. Milano ha più di mille casi da sola anche oggi, così come ieri. Dopo c'è Napoli che ne ha più di 750, Torino e Roma attorno ai 500. Non era successo nella prima fase dell'epidemia, sta succedendo ora. Va detto anche che sono le città con la maggior densità di posti letto ospedalieri, ma bisogna capire quanto Roma e Napoli siano pronte ad affrontare l'emergenza.

La crescita riguarda soprattutto loro?
Continua a essere diffusa, come la scorsa settimana. Tutte le regioni hanno un numero molto elevato di contagi. Rispetto alla prima ondata l'omogeneità della crescita è molto maggiore. Paradossalmente, avrebbe più senso un lockdown generale oggi rispetto a sei mesi fa. A proposito di lockdown parziali: De Luca la scorsa settimana aveva annunciato un lockdown sopra i mille casi. Ecco, oggi la Campania fa più di mille casi.

Anche oggi record di tamponi, come ieri…
Più di 160mila oggi, 125mila in media in settimana, quasi un milione alla settimana. Di questi, solo poco più del 60% sono tamponi diagnostici, usati per testare positività. Detto questo, la brutta notizia, è che il tasso di positività su questi tamponi diagnostici è molto alto e sta crescendo: ogni 100 tamponi diagnostici, 8 sono positivi, e in diverse regioni supera il 10%. In Liguria arriva al 17%, in Valle d'Aosta al 22%.

Cosa vuol dire questo dato?
Che stiamo cominciando a perdere traccia di tanti malati, perché più è alto questo tasso, più significa che ci sono tante altre persone positive che non riusciamo a testare. Forse è per questo che abbiamo ridotto l'attestazione della guarigione da due a un tampone, nell'ultimo Dpcm. Perché abbiamo un disperato bisogno di tamponi diagnostici.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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