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“I colleghi lo chiamavano frocio”: parla l’avvocato dell’agente sottoposto a test per l’omosessualità

È partito tutto dalla denuncia di due detenuti, rivelatasi falsa. Da allora continue pressioni, insulti, fino a una visita psichiatrica per “indagare sulla sua personalità”. L’agente di polizia penitenziaria ha ottenuto 10mila euro di risarcimento e ha chiesto il trasferimento. Fanpage.it ha parlato con il suo avvocato, Roberto Preve.
A cura di Gianluca Orrù
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Questa storia comincia da una frase: "Vi farebbe piacere se vi lavassi la schiena?", che due detenuti hanno dichiarato di aver sentito dall'agente penitenziario. "L'apertura di un fascicolo è stata obbligatoria – spiega a Fanpage.it l'avvocato dell'agente, Roberto Preve – perché poteva configurarsi come una molestia sessuale. È stato aperto un fascicolo penale e l'indagine si è chiusa con la piena innocenza dell'agente penitenziario, lui non ha mai detto quella frase e gli stessi detenuti che lo hanno denunciato hanno ammesso di voler scherzare, per metterlo nei guai".

La vicenda si sarebbe dovuta concludere lì, come uno spiacevole episodio. Succede però che "diversi funzionari della casa circondariale vanno oltre le righe – prosegue l'avvocato Preve – e il mio assistito riferisce di frasi come ‘Tu hai una moglie e dei figli, devi guarire, devi cambiare, devi ammettere la tua omosessualità, devi dire la verità alla tua famiglia', e lui si sente sotto attacco, nega di essere omosessuale o bisessuale, ma i suoi colleghi lo danno per certo".

A questo punto della vicenda, l'agente penitenziario viene anche spedito a Milano per sottoporsi a una visita psichiatrica. "Lo mandano a farsi esaminare a Milano – prosegue Preve – per chiarire la sua personalità, così scrivono nella richiesta, lo fanno di loro arbitrio ma la visita per il mio assistito è obbligatoria. L’ospedale di Milano se la ride, dice ‘sono matti, non possono indagare sull’omosessualità di una persona' e lo dichiarano abile al servizio".

"Dalla casa circondariale negano, sostengono di averlo mandato dallo psichiatra a Milano perché lo vedevano stanco, ma dopo questa visita i colleghi uomini lo discriminano, gli danno del frocio, del finocchio, viene trasferito ai servizi esterni alla casa circondariale e vive una situazione di profondo stress. L'agente ha moglie e figli ed è timoroso che questa storia si allarghi, così chiede il trasferimento e fa un esposto per discriminazione sul posto di lavoro".

Lo stesso Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria che ha valutato la vicenda scrive nel decreto che "l‘agente penitenziario è stato messo alla gogna, trattato come una persona con disturbi psichiatrici, tanto da inviarlo alla Commissione Medico Ospedaliera di Milano per il solo sospetto che fosse omosessuale, cosa peraltro tutta da dimostrare".

Adesso l'agente ha ottenuto il trasferimento ad un'altra casa circondariale, ma non vuole rivelare la sua identità perché ha timore di essere nuovamente perseguitato e che questa storia possa arrivare alla sua famiglia. A seguito del suo esposto il provveditore del DAP, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, ha indagato su questo caso ed "è arrivato alla conclusione che ci sono stati degli abusi – dice l'avvocato Preve – perché non si può indagare su una specie di ‘colpevolezza' di omosessualità e l’agente ha ottenuto 10mila euro di indennizzo per danno morale"

"Questo caso mi è stato segnalato da Gerardo Romano dell'OSAPP – dice l'avvocato Preve – e nonostante i funzionari del carcere abbiano negato di aver pronunciato le frasi riportate dall'agente penitenziario, le motivazioni con le quali hanno chiesto che il mio assistito si sottoponesse a una visita psichiatrica, questa indagine sulla sua personalità, è risultata la prova schiacciante del danno morale che ha subito".

"Purtroppo l’omosessualità non è ancora considerata normale  – conclude l'avvocato – e lui, forse, ha sofferto di più dagli atteggiamenti dei colleghi che non dall’indagine in sé".

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