“Ho parlato di Gaza a scuola e i genitori mi hanno chiamata ‘sinistroide’”: la denuncia di una docente

Laura (nome di fantasia) è docente di ruolo in una scuola media di Palermo. Qui sta portando avanti la sua battaglia per parlare di Gaza a scuola: "All'indomani del 7 ottobre 2023 ho fatto una lezione cercando di spiegare quello che stava succedendo, ma alcuni genitori sono andati a lamentarsi dalla preside definendomi ‘sinistroide'. Spero che la scuola si riprenda il ruolo che non ha più, quello di educatore".
A Fanpage.it racconta come, da due anni a questa parte, insieme ad altri docenti abbia provato a parlare della Palestina, dell'offensiva di Israele, e del terrorismo. Il prezzo però è molto alto: "Spero un giorno di poter parlare con gli studenti tranquillamente senza l'assillo della denuncia, del genitore che ti aspetta fuori, della dirigente che ti riprende. Quello di Gaza non è un argomento neutro non è possibile pensare di affrontarlo senza subire qualche tipo di ritorsione".
"La scuola non è un parcheggio per ragazzi, dobbiamo insegnare"
Lunedì 22 settembre l'Italia intera si è fermata per lo sciopero indetto dai sindacati di base per Gaza. In piazza, nella sua Palermo, c'era anche Laura: "È stato un momento emozionante. Ho riconosciuto colleghi, e anche alcuni studenti con i loro genitori. È stato un momento molto forte che ha confermato quanto anche i più giovani abbiano bisogno di esseri informati, e non possiamo ignorare che la scuola abbia un ruolo".
Un ruolo riconosciuto anche dal sindacato Usb Scuola che ha proposto una mozione che i docenti possono sottoporre durante i collegi docenti per chiedere al loro istituto di prendere posizione rispetto a quello che sta avvenendo nella Striscia: "Le istituzioni scolastiche di questo paese devono dichiarare senza mezzi termini che non è più accettabile la distruzione di Gaza e la morte di migliaia di palestinesi, il 30% dei quali bambini – si legge – Chiediamo a tutti voi di condividere con colleghi e colleghe questa mozione, di portarla nei collegi docenti e di inserirla all’ordine del giorno".
Anche Laura ha risposto all'appello e appena iniziato l'anno ha chiesto che la discussione sulla mozione fosse messa all'ordine del giorno. Ma senza successo. "La dirigente ha tergiversato, prende tempo, ma io continuerò a chiedere che venga discusso. È un tema troppo importante per lasciarlo fuori dall'aula".
Laura teme per la qualità della sua vita in caso si arrivasse a uno scontro diretto con la preside del suo istituto e i genitori degli alunni: "Molto dipende dalla dirigente. Se vuole può rendere la vita degli insegnanti molto difficile, ha anche lei il potere di scrivere riguardo la nostra condotta, e lo fa spesso".
Nonostante la paura delle ritorsioni Laura non ha smesso di parlare di Gaza: "Insegno alle medie, quindi il livello di complessità della conversazione è molto variabile. Se mi trovo con i ragazzi più grandi uso un registro, ma gli studenti di prima media sono bambini, mi limito a spiegare il significato di parole come diritto, terrorismo, cittadinanza. E con loro sviluppo una discussione di gruppo che vada oltre la lezione frontale".
Lo ha fatto all'indomani del 7 ottobre e anche quando c'è stato lo sciopero: "La mia partecipazione non è stata accolta con favore dall'istituto, è stata definita ‘politica'. Ma quando sono andata in classe ho spiegato ai ragazzi perché ero assente. Sono rimasti molto colpiti, penso che abbiano bisogno di parlarne e continuerò a farlo, ma non in maniera clandestina".
L'Usb: "Non si vuole parlare di Palestina a scuola"
La situazione di Laura però non è una eccezione come conferma a Fanpage.it Luigi Del Prete, responsabile Scuola dell'Usb. Il dibattito su Gaza è divisivo e talvolta violento anche in Italia, non solo nei salotti televisivi, ma anche nella quotidianità.
"Ci sono forti resistenze da parte dei direttori scolastici a fare in modo che i collegi docenti affrontino la discussione – spiega Del Prete – tanto che la scorsa settimana l'ufficio scolastico regionale del Lazio con una circolare inviata a tutti gli istituti ha invitato i dirigenti a non affrontare l'argomento e a non discutere la nostra mozione su Gaza".
Alcune scuole l'hanno approvata, ma anche in questo caso, non senza polemiche: "Un istituto comprensivo di Biella lo ha fatto, e in quel caso il dirigente scolastico è stato attaccato da Fratelli d'Italia per aver inserito sul sito la mozione che era stata approvata all'unanimità dal collegio docenti".
L'Usb è in contatto con numerosi istituti in tutta Italia e secondo l'esperienza riportata da Del Prete manca la disponibilità da parte di molti di questi: "Purtroppo riscontriamo che la maggioranza dei dirigenti scolastici non vuole parlare della Palestina all'interno delle scuole, e quindi cercano di non aprire neanche un dibattito che avrebbe anche una ricaduta pedagogica".
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