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Covid 19

Gismondo: “Seconda ondata non certa, Coronavirus ha fatto emergere interessi non chiari”

“Non possiamo dire se ci sarà una nuova ondata di Covid-19, ma possiamo immaginare che non sarà mai più come a marzo e aprile”: a dirlo Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, secondo cui ora conosciamo il virus e “non siamo più l’Italia di febbraio 2020”.
A cura di Susanna Picone
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"Non possiamo dire se ci sarà una nuova ondata" di Covid-19, "ma possiamo immaginare che non sarà mai più come a marzo e aprile perché ora siamo più preparati, conosciamo meglio il virus, abbiamo armi terapeutiche. Non siamo più l'Italia di febbraio 2020". A dirlo è Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. In questi giorni Gismondo arriva nelle librerie con “Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi” (editore La nave di Teseo), 200 pagine – con prefazione del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri – in cui parla dell’emergenza Coronavirus, dagli antefatti fino all'eredità lasciata da questa esperienza.

Gismondo: "Nell'era post Covid nulla sarà come prima"

"Nell'era post Covid-19 nulla sarà come prima – ha detto Gismondo all'Adnkronos Salute – Il mio invito è: prepariamoci, senza panico, per la stagione influenzale, quando ci troveremo davanti a persone con sintomi e dovremo distinguere se si tratta di Covid oppure no. Per allora dovremo avere in casa test che in meno di un'ora ci dicono se è influenza o Sars-Cov-2, e danno un responso per diversi agenti respiratori. Oppure rischiamo di intasare di nuovo i pronto soccorso e, se c'è un positivo, si creeranno focolai". Secondo Gismondo, che con la sua attività scientifica è stata in prima linea contro la Sars, l'emergenza nuovo coronavirus ha fatto emergere "interessi economici non chiari in movimento, ombre" e ha messo in luce "l'attuale crisi delle istituzioni internazionali”. “Ne abbiamo tante – Oms, Onu e molte altre – ma non hanno potere verso gli Stati membri, tutto ciò che viene detto rimane un puro consiglio di comportamento che si traduce spesso in niente”, è il suo parere. Per la dottoressa, “in un mondo che cambia precipitosamente, con la globalizzazione che porta a sfide mai avute, dobbiamo pretendere che vengano riviste le istituzioni internazionali perché diventino qualcosa di concreto, un cappello sovrastante le nazioni che dia la sicurezza di regole da rispettare tutti”. A suo dire se tutti questi organi avessero lavorato davvero, non ci saremmo trovati impreparati a livello globale. “Basti pensare che i comitati antipandemici non si riuniscono dal 2009. Noi avremmo bisogno di molta più Oms, nel senso di un'Organizzazione mondiale della sanità più chiara e autorevole” e comunque in generale secondo Gismondo tante ombre non si sono ancora dissipate.

"Trasformare la lezione del Coronavirus in opportunità"

Per Maria Rita Gismondo “dobbiamo prendere la lezione dura del coronavirus e trasformarla in opportunità per migliorare il futuro”. La dottoressa del Sacco ha raccontato anche di aver visto durante l’emergenza sanitaria “sponsorizzazioni e flussi di denaro pazzeschi di cui non sappiamo niente, senza controllo, maxi investimenti in vaccini e terapie di cui ancora non sappiamo niente”. “È un po' scioccante per chi in tempi normali è abituato a fare i conti con la difficoltà di trovare fondi per la ricerca”, ha aggiunto dicendosi colpita “e va detto che sono abituata a disordini a livello sanitario”. "Non me l'aspettavo una cosa così. Nessuno aveva idea che avremmo potuto vivere questo tipo di situazione e ancora questa esplosione così è in parte non spiegabile”, è il pensiero della virologa. Quello che è certo, sottolinea Gismondo, è che "non è facile affrontare una pandemia, nessun uomo politico si augurerebbe di doversi trovare a gestire qualcosa di simile. Confusione ce n'è stata tanta, è vero, e qualche errore si poteva evitare – come ad esempio non far fare autopsie, con le quali avremmo conosciuto prima e meglio la patologia – ma è facile vederlo col senno di poi. C'è stato il problema delle mascherine e dell’infodemia diffusa. La gente è stata disorientata da indicazioni contrastanti. Questo non si può fare". Anche le diverse politiche sui tamponi secondo lei fanno parte del caos. “Una sanità spezzettata in tante regioni può avere un suo senso, ma in pandemia la strategia sia condivisa. Adesso vedo confusione sulla sierologia con test anche di qualità ma usati per scopi errati a mio avviso”.

Per Gismondo ora bisogna guardare avanti: "Rischiamo strage di suicidi"

Guardando al presente, secondo l’esperta dobbiamo capire ancora tanto e avere i numeri veri per analizzare cosa è stato veramente Covid-19. È stato diverso "senz'altro l'approccio alla comunicazione, mai così frenetica e folle. Ho visto voglia di panico ed è stata la prima volta. Ora però bisogna guardare avanti. Va bene proteggere la popolazione, ma in questa fase in cui i contagiati perlopiù non sono malati cerchiamo di lavorare, l'economia è a terra, rischiamo una strage di suicidi quando saranno sbloccati i licenziamenti a settembre-ottobre. Stiamo attenti a tracciare, circoscrivere i focolai, ma come controllo sanitario. La gente lasciamola lavorare, diamole tranquillità”, ha detto ancora.

Gismondo: "Io invitata a Berlino per parlare di Coronavirus, Italia madre ingrata"

"Se avessi dovuto scrivere oggi questo libro avrei raccontato di un'altra soddisfazione appena vissuta: quella di essere stata invitata a Berlino, unica virologa, per parlare di coronavirus in occasione di un dibattito in ambito governativo. Per fortuna ci sono le altre nazioni, l'Italia è una madre ingrata", le parole della direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco, che ha raccontato come ha vissuto la pandemia nel padiglione 62 della struttura che è centro di riferimento nazionale per le malattie infettive insieme allo Spallanzani di Roma. Lì è approdato da Codogno anche il tampone del cosiddetto paziente 1.

La sua squadra ha processato 70mila tamponi "ma nessuno ci ha ringraziato"

Nel libro della virologa ci sono anche sprazzi della vita nel laboratorio, mentre l'ondata di malati Covid travolgeva gli ospedali. Gismondo celebra e ringrazia i suoi collaboratori come Davide, ragazzo precario, che ha mandato compagna e figlio in Toscana dai nonni per potersi dedicare interamente al lavoro e quando ha isolato il virus, scrive la virologa, "non è stato chiamato per nessuna conferenza stampa, non ha ricevuto le congratulazioni del ministro Speranza né, tantomeno, l’assunzione". Gismondo descrive un periodo molto pesante in termini lavorativi, ma anche di grande soddisfazione per i riconoscimenti avuti dall'estero. “Dall'Italia – ha aggiunto – non mi aspetto niente da tanto tempo e non mi interessa a livello personale. Ma per i miei ragazzi sì”. Dice di non aver ricevuto neppure un grazie dalla Regione Lombardia: “La squadra del mio laboratorio ha lavorato 24 ore su 24 a sfornare analisi di tamponi, ne abbiamo processati circa 70mila, e avremmo dovuto averli i ringraziamenti, sia a livello governativo che regionale. Come è successo ad altri, ma siamo stati ignorati e questo è molto triste”. Dice che non esiste meritocrazia in Italia: “C’è chi è diventato cavaliere, i miei ragazzi sono rimasti precari”.

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