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Gatti scuoiati vivi, cani bruciati, video delle violenze online: cosa rischia chi maltratta gli animali

Il tema dei maltrattamenti sugli animali e dell’assenza di pene severe per questi atti continua a essere forte argomento di dibattito. A morire per mano dell’uomo di recente il cane Aron, legato e bruciato vivo dal suo padrone, il gatto Grey, spinto con un calcio in una fontana, solo per citarne alcuni. In molti casi i social sono diventati veicolo di denuncia contro questi atti, ma anche teatro delle violenze. Con l’avvocato Giuseppe di Palo abbiamo parlato delle conseguenze di questi atti e cercato di spiegare il fenomeno.
A cura di Eleonora Panseri
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A sinistra il cane Aron, a destra un frame del video in cui una ragazza calcia in una fontana il gatto Grey.
A sinistra il cane Aron, a destra un frame del video in cui una ragazza calcia in una fontana il gatto Grey.

In Italia il tema dei maltrattamenti sugli animali e dell'assenza di pene severe che puniscano questi atti continua a essere forte argomento di dibattito. Di recente, a subire violenze e, purtroppo, a morire per mano dell'uomo, sono stati i gatti Leone, scuoiato vivo e lasciato agonizzante in strada ad Angri, in Campania, e Leone 2, ritrovato con il muso devastato dai petardi a San Ferdinando, in provincia di Barletta-Andria-Trani, il cane Aron, legato e bruciato vivo dal suo padrone a Palermo, e il gattino Grey, spinto con un calcio in una fontana da una ragazza ad Alberobello.

Molti di questi casi sono diventati tristemente noti grazie al web. Da un lato, perché le immagini delle violenze sono state condivise sulle piattaforme social dagli stessi autori dei maltrattamenti, come nel caso del gatto Grey, dall'altro, perché le stesse sono state ripostate da persone estranee ai fatti ma scandalizzate e arrabbiate di fronte alla crudeltà con cui sono stati torturati gli animali.

Fanpage.it ha chiesto all'avvocato penalista Giuseppe Di Palo, noto proprio sui social network per le sue nozioni giuridiche "in pillole" sui principali fatti di attualità, di spiegare questo fenomeno.

L'avvocato penalista Giuseppe di Palo
L'avvocato penalista Giuseppe di Palo

Avvocato, cosa rischia a livello penale chi maltratta un animale?

Bisogna fare riferimento a due diverse fattispecie di retato previste dal codice penale, il 544bis e il 544ter. In un caso il codice prescrive la pena detentiva da 4 mesi a due anni quando viene cagionata la morte di un animale per crudeltà o senza necessità. Nel secondo caso, invece, la pena è meno severa poiché la morte dell'animale deriva da altri fatti, una lesione o la sottoposizione a sevizie e si rischiano da 3 a 18 mesi.

Questi reati devono poi essere bilanciati con le eventuali circostanze, anche aggravanti. Nel caso del cane Aron e del gatto Gray, per esempio, io ci vedo la possibilità di applicare i motivi abietti e futili, così che la pena potrebbe innalzarsi fino a due anni e 8 mesi. Stiamo parlando di un atto crudele e non necessario, ma anche le ragioni che portano le persone a realizzare determinate condotte non possono non essere considerate non abiette e non futili, questa è l'idea che mi sono fatta io.

Nel caso di Gray, in cui è coinvolta una ragazza minorenne, il giudice deve poi applicare una riduzione di pena che è prevista dalla legge, laddove a compiere un determinato reato, qualsiasi, sia una persona che non ha raggiunto la maggiore età. In più, sempre in relazione a questo caso, visto che dovrebbe venire giudicata dal Tribunale per i minorenni, verranno applicate anche tutte le cautele previste dalla legge per il processo minorile, come la possibilità di essere sottoposta a un periodo di messa alla prova che alla fine estingue il reato, senza conseguenze penalistiche per la ragazza.

Per quale motivo le persone si filmano e condividono i video dei maltrattamenti senza tenere conto delle conseguenze penali di questi comportamenti?

Al di là della questione penalistica, credo che ci sia una mancanza di cultura rispetto all'affezione per gli animali. E questo non è un dato che riguarda solo chi si macchia di atti così vili. Anche per la corte di Cassazione, cani, gatti e altri animali vengono proprio ritenuti delle cose. Gli animali possono essere sequestrati, materialmente prelevati dal padrone, non solo in caso di maltrattamenti, ma anche se, per esempio, un cane abbaia troppo e causa disturbo ai vicini.

Dall'altro lato, c'è senz'altro una scarsa informazione sulle conseguenze penali per condotte di questo tipo. E ancora spesso non ci si pensa neppure alle conseguenze, anche se in qualche modo conosciute perché il sensazionalismo, questo fatto del voler apparire a tutti i costi, è una cosa che si manifesta sui social ogni giorno, non solo con riferimento ai maltrattamenti sugli animali. Serve una rieducazione della società, rispetto a ciò che si produce e si propone al pubblico.

Si tratta di un fenomeno che nasce con la creazione dei social. Facebook era diventato fin da subito lo sfogatoio, da dietro una scrivania si poteva dire tutto, senza pensare a quali potevano essere le ripercussioni pratiche.

La normativa come si è adattata in questi casi? E che difficoltà ci sono in questi casi?

A parte specifici reati che possono essere commessi solo attraverso il web, ci sono reati considerati comuni che possono essere commessi anche attraverso il web, che diventa strumento attraverso il quale si realizza un illecito che può configurarsi anche nella realtà di tutti i giorni. Le difficoltà chiaramente sono diverse. Ma, rispetto all'individuabilità del soggetto che ha compiuto un determinato reato, avere un video pubblicato può essere utile.

Le faccio un esempio, se un uomo prende una pietra e la butta dalla strada verso una finestra e colpisce un malcapitato, potrebbe non essere rintracciato perché nessuno lo vede o perché non ci sono telecamere di sorveglianza. Potrebbe essere paradossalmente molto più facile individuare un individuo che ha commesso un atto di crudeltà e l'ha pubblicato, come nel caso del gatto Grey. In questo modo l'evidenza oggettiva viene non più, per esempio, da un testimone, ma dal video messo sul web dallo stesso autore del fatto.

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