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Covid 19

Galli avverte: “Non torneremo presto a normalità, in Lombardia 10 volte più casi di dati ufficiali”

L’infettivologo Massimo Galli spiega che non si tornerà a breve alla normalità dopo l’emergenza Coronavirus. Il direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano aggiunge: “In Lombardia, a essere ottimisti, noi abbiamo dalle 7 alle 10 volte più infettati rispetto ai dati ufficiali”.
A cura di Stefano Rizzuti
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I segnali positivi sono ancora pochi ed è presto per pensare che l’emergenza stia per finire. Ma Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, non nega che “la decrescita dei casi stia dando qualche piccolo ma non trascurabile segnale”. Intervistato dal Messaggero, Galli si augura che l’epidemia non venga “trasferita al Sud, per il momento non è accaduto”. Ma è ancora presto per pensare a riaprire e tornare alla normalità: “Non cantiamo vittoria, soprattutto non cominciamo a parlare troppo presto di riapertura”. E il ritorno alla normalità, dopo l'emergenza Coronavirus, può avvenire a breve? Galli sostiene di no: “Direi di no. È giusto programmare come fare a riaprire alcune attività anche con dei test, ma non bisogna farlo troppo presto, perché significherebbe vanificare tutti gli sforzi fatti”.

Nonostante qualche dato positivo, ci sono aree in cui i casi continuano ad aumentare, come avviene a Milano. La spiegazione, secondo Galli, dipende anche dal fatto che molte persone sono state contagiate molti giorni fa e sono poi rimaste in casa: “In Lombardia, ad essere ottimisti, noi abbiamo dalle 7 alle 10 volte più infettati rispetto ai dati ufficiali. È evidente che il distanziamento è stato fondamentale per affrontare l'epidemia, ma persone che possono andare ad aggravarsi stando in casa purtroppo ce ne sono per forza”. E lo stesso discorso vale per i decessi: “Anche questo si giustifica col fatto che si tratta di persone che hanno combattuto la malattia per molto tempo e a un certo punto non riescono a farcela. Muoiono dopo 2- 3 settimane di ricovero. I morti di adesso sono in larga misura persone che si sono infettate parecchio tempo fa”.

Negli ultimi giorni, secondo l’Oms, è aumentato il numero di giovani infetti. Per l’infettivologo la percezione rimane parzialmente diversa: “Finora i giovani non ci siamo potuti nemmeno permettere di ricoverarli, soprattutto se non avevano un quadro decisamente compromesso. Questa resta una malattia dell'anziano più gravemente e frequentemente che nel giovane”. Infine, Galli risponde a una domanda sui farmaci utilizzati per contrastare il Coronavirus: “Il Covid-19 è una malattia che resta assolutamente orfana, nel senso che tutto quello che si sta facendo è assolutamente sub iudice: si prova, e talvolta in condizioni che non consentono nemmeno di arrivare a dire con una ragionevole certezza se le cose che si fanno funzionano. Tutti i farmaci che abbiamo utilizzato da tempo hanno momenti e livelli diversi per essere impiegati. Sono tutti abbastanza deboli però: non abbiamo per quasi nessuno dati preliminari di esperimento nemmeno sugli animali”.

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