Forlì, il fratello fu ucciso e decapitato: la difesa chiede l’assoluzione per Daniele Severi

La difesa di Daniele Severi, il 64enne accusato della morte del fratello Franco il 22 giugno 2022 nel podere di famiglia, ha chiesto l'assoluzione per il proprio cliente. Il 53enne fu ucciso un'arma da fuoco, la testa mozzata di netto e mai rinvenuta. Il corpo rinvenuto a Civitella di Romagna, nel Forlivese.
“Una indagine a senso unico”, secondo gli avvocati Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti quella che vede da due anni in custodia cautelare in carcere Daniele Severi. Lo hanno ribadito nella loro arringa davanti alla Corte d'assise di Forlì in cui hanno chiesto la assoluzione per il loro assistito.
Giovedì 23 maggio è attesa la sentenza. La Pm Federica Messina ha chiesto l'ergastolo per il 64enne, l'avvocato i parte civile Massimiliano Starni 5 milioni di euro di risarcimento per gli altri familiari.
Ma gli indizi chiave della procura secondo la difesa non reggono: innanzitutto il guanto sporco con il Dna della vittima ritrovato nel cofano dell’auto dell'imputato ("chiunque avrebbe potuto metterlo lì e all’interno del guanto non c’è il Dna di Daniele", la tesi della difesa), poi la macchia di sangue di Franco su una scarpa di Daniele (la macchia, stando agli avvocati, non è databile ma risalirebbe ad una precedente lite fra i due fratelli, culminata con un pugno al volto che avrebbe provocato a Franco una lieve emorragia nasale).
La difesa rileva poi che, pur essendo ipotizzata una morte con arma da fuoco, “non c'è polvere da sparo sui guanti, né sulle scarpe”. E ancora, i legali accusano gli inquirenti di non aver indagato a fondo su alcune frequentazioni di Franco, potenzialmente a rischio. Infine, anche dalle telecamere la sera/notte dell'omicidio non sarebbe arrivate prove contro il loro assistito, né tantomeno dalle celle telefoniche per tracciare i movimenti.