Strage di Monreale

Folla ai funerali dei ragazzi uccisi a Monreale, l’omaggio degli amici: “Nessuno muore nel cuore di chi resta”

Migliaia di persone si sono riunite a Monreale per partecipare ai funerali di Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, i tre giovani di 23, 25 e 26 anni uccisi nella sparatoria avvenuta nella cittadina. Le bare sono state accolte da un lungo applauso, mentre alcuni giovani, amici delle vittime, hanno esposto uno striscione: “Nessuno muore nel cuore di chi resta”.
A cura di Eleonora Panseri
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I funerali (a sinistra) delle tre vittime della strage di Monreale (a destra)
I funerali (a sinistra) delle tre vittime della strage di Monreale (a destra)
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Migliaia di persone oggi, venerdì 2 maggio, si sono riunite a Monreale per partecipare ai funerali di Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, i tre giovani di 23, 25 e 26 anni uccisi nella sparatoria avvenuta nella cittadina pochi giorni fa.

Le bare dei tre ragazzi sono state accolte da un lungo applauso al loro arrivo nella cattedrale, mentre alcuni giovani, amici delle vittime, hanno esposto uno striscione con le loro foto e la scritta: "Nessuno muore nel cuore di chi resta". Per il triplice omicidio è stato arrestato un 19enne, Salvatore Calvaruso, e si cercano eventuali complici.

Per chi non è riuscito a entrare in Duomo è stato allestito un maxischermo che ha permesso alle persone di assistere anche dall'esterno alla cerimonia, celebrata dall'arcivescovo Gualtiero Isacchi.

"Essere qui, davanti ai corpi senza vita di Andrea, Salvatore e Massimo, ci pone brutalmente di fronte alla gravità della situazione sociale nella quale siamo immersi, caratterizzata troppo spesso dalla violenza", ha detto l'arcivescovo.

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"Non sappiamo più parlare, dobbiamo urlare, non sappiamo più dialogare, dobbiamo inveire; non sappiamo ascoltare, dobbiamo imporci. Da qui, agli atti di violenza fisica e di morte il passo è veramente breve come ci mostra la cronaca quotidiana", ha aggiunto.

"Pare che nessun luogo o comunità possa essere immune da un tale contagio di violenza. Dobbiamo compiere una decisa e radicale inversione di marcia. Ma da dove partire – ha proseguito l'arcivescovo -. Il Vangelo che è stato proclamato, ci ha riportati ai piedi del Santissimo Crocifisso al quale, da 400 anni, Monreale con fede chiede grazia".

"Noi sappiamo che la croce è salvezza e che il sacrificio di Cristo ci ha donato la vittoria sulla morte, e sappiamo che stiamo celebrando la vita. Le morti di Andrea, Salvatore e Massimo ci interrogano: perché tanta violenza? In questa celebrazione ripetiamo la richiesta che martedì sera è risuonata più volte per le strade di Monreale: giustizia".

"Care mamme Antonella, Giusi e Debora, cari papà Mario, Giacomo ed Enzo, cari Claudia, Marco, Giusi, Giuseppe, Ignazio, Sabrina, Marika e Gabriel Ignazio. Cari nonni, famigliari tutti, insieme con voi piange tutta Monreale  e tanti uomini e donne che da tutta Italia hanno fatto giungere il cordoglio e la partecipazione al nostro dolore e alla nostra preghiera".

Strazianti le parole dei familiari delle tre vittime. "Nessuna mamma deve vivere quello che stiamo passando noi: Massimo era beddu come u suli (era bello come il sole, ndr). Era una persona altruista e buona e felice. Era di tutti", ha detto la mamma di Massimo Pirozzo.

I tre ragazzi uccisi a Monreale.
I tre ragazzi uccisi a Monreale.

"Voglio fare un appello, uno ai giovani e uno alle istituzioni. Chiedo ai giovani di pensare alla vostra vita. Quando vi stanno rubando una macchina o un telefono andatevene, scappate", così la cognata di Andrea Miceli.

"E voglio fare un appello alle istituzioni e allo Stato, che ci devono ascoltare: quella sera non c'era neanche una pattuglia. Lo Stato deve essere più presente. – ha aggiunto – Perché può succedere domani e lì potrebbe esserci un nostro fratello, un nostro nipote. Chiediamo giustizia".

"Di solito si dice di chi muore che era una brava persona. In questo caso è vero. Forse angeli lo sono sempre stati. In questo momento ombre ci stanno coprendo, i primi raggi di sole saranno loro a illuminarci. Se oggi Monreale è in ginocchio non è per paura ma per commemorare questi splendidi ragazzi e per il coraggio che hanno avuto", ha detto invece il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono.

"Salvo, Massimo e Andrea non sono stati ammazzati, si sono sacrificati perché quella sera poteva succedere di peggio – ha aggiunto – Hanno mostrato a tutti noi cosa sono coraggio, voglia di vivere. Ognuno di noi deve ispirarsi a loro per tornata a camminare. Grazie a loro avremo la possibilità di tornare a respirare".

All'uscita dei tre feretri il lancio di centinaia di palloncini bianchi e il volo di colombe.

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