Firenze, donna viene ricoverata per influenza: ma in pochi giorni muore a causa di batterio killer

Una donna di 51 anni è morta a Firenze, presso l'ospedale di Torregalli, dopo essere stata ricoverata per quella che sembrava una normale influenza legata a disturbi gastrointestinali. Questa era la prima diagnosi di due medici che l'avevano visitata: in seguito però alla donna venne diagnosticata una polmonite con versamento pleurico. Anche questo giudizio, tuttavia, si è rivelato inesatto in quanto in breve tempo la 51enne è morta per un'infezione causata da un batterio che ha resistito agli antibiotici, l'escherichia coli.
Una vicenda del tutto singolare, se si considera la tipologia di paziente, un soggetto fondamentalmente sano, e la rapidità con cui la situazione della donna si è aggravata. Per questo sono in corso alcuni accertamenti sanitari. La direzione sanitaria della Usl Toscana Centro ha spiegato che la donna "é deceduta per una setticemia fulminante ed è, al momento, risultata positiva solo al batterio escherichia coli", per cui in seguito alla morte "è stato svolto un riscontro diagnostico richiesto dai sanitari del reparto dove era ricoverata all'ospedale San Giovanni di Dio". Ora si attendono gli esami istologici e colturali.
La donna non avrebbe avuto problemi di salute, ma durante il ricovero per la polmonite il suo organismo ha smesso di reagire agli antibiotici e la 51enne è deceduta nel reparto di terapia intensiva a metà dicembre. Gli accertamenti cercheranno ora di stabilire come il batterio escherichia coli, normalmente presente nell'organismo umano, possa essersi trasformato in un batterio killer. L'evoluzione dell'infezione, rapida e fatale, potrebbe inoltre ricondurre al batterio New Delhi: si tratta di un microrganismo che l'Agenzia regionale sanità Toscana tiene sotto controllo da qualche tempo, monitorandolo in un report settimanale.
Nella Regione sarebbero 153 i pazienti in cui al momento è stato isolato il batterio New Delhi, un microrganismo che si stabilisce nella flora intestinale e la cui presenza, se prima sporadica, sta aumentando: il 32% dei casi di pazienti con sepsi si è rilevato letale. Tuttavia, in questo specifico caso non sembrerebbero esserci evidenze del superbatterio anche se è opportuno ricordare che gli accertamenti sono ancora in corso.