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Finti lavori per permessi di soggiorno e assegni di disoccupazione: 94 indagati a Teramo

La truffa ai danni dello stato scoperta dagli uomini della Guardia di Finanza di Teramo nel corso di una complessa indagine condotta con la collaborazione dell’Ispettorato del lavoro e che nelle scorse ore ha portato anche all’esecuzione di un ordine di custodia tutelare ai domiciliari per un ragioniere ritenuto il cardine attorno a cui girava l’intera vicenda.
A cura di Antonio Palma
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Finti lavori e finte buste paga con contratti solo sulla carta, sottoscritti oltretutto da aziende fittizie che in realtà non vendevano né producevano nulla, solo con lo scopo di poter far rinnovare il permesso di soggiorno a cittadini extracomunitari e in più fare ottenere loro anche i vari assegni di sostegno al reddito emessi dallo Stato. È la truffa ai danni dello stato scoperta dagli uomini della Guardia di Finanza di Teramo nel corso di una complessa indagine condotta con la collaborazione dell'Ispettorato del lavoro e coordinata dalla Procura della Repubblica di Teramo e in cui risultano indagati 94 persone

L'inchiesta nelle scorse ore ha portato anche all'esecuzione di un ordine di custodia tutelare ai domiciliari e a un ordine di sequestro preventivo per 90mila euro firmati dal Gip di Teramo su richiesta dei pm. In manette è finito un ragioniere teramano che, secondo gli inquirenti, era il perno attorno a cui girava l'intera truffa ai danni dello stato. Secondo l'accusa, infatti,  il professionista aveva creato sia alcune delle società fittizie sia i falsi rapporti di lavoro ed era depositario delle scritture contabili delle stesse aziende coinvolte. L'uomo, in concorso con un avvocato della provincia di Teramo, sarebbe riuscito a ottenere, indebitamente, il rinnovo del permesso di soggiorno di 80 cittadini extracomunitari originari di Tunisia, Marocco e Bangladesh.

Secondo le Fiamme Gialle, erano tre le aziende attorno a cui ruotava la truffa, di cui una riconducibile allo stesso professionista. Tutto era preparato nei dettagli: con una serie di false documentazioni relative a contratti di lavoro, comunicazioni di instaurazione di rapporti di lavoro e buste paga riconducibili alle tre aziende si accertavano i rapporti dei falsi lavoratori una parte dei quali avrebbe incassato anche  assegno pubblici a sostegno del reddito come aspi, naspi e maternità per un importo totale quantificato in 55.671,62 euro.

Le indagine inoltre hanno portato alla luce fatture per operazioni inesistenti per un totale di 340 mila euro, emesse a supporto di prestazioni di lavoro mai effettuate, che venivano annotate in contabilità da 5 aziende riconducibili nella titolarità e nella gestione allo stesso ragioniere. Per quest'ultimo infine è scattata anche la denuncia per esercizio abusivo della professione avendo esercitato l'attività di consulente del lavoro ed esperto contabile in assenza di iscrizione ai rispettivi albi professionali.

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