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Finti lavori a scuola per avere fondi Ue, arresti e sequestri dei carabinieri: “Rischi per studenti”

È quanto emerso da una inchiesta condotta dai Carabinieri di Palermo che oggi ha portato all’arresto di tre persone per l’ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
A cura di Antonio Palma
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Immagine di archivio
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Lavori edili a scuola effettuati al risparmio massimo, altri svolti solo a metà e altri addirittura non effettuati per nulla ma rendicontati solo sulla carta, il tutto per poter intascare cospicui fondi dell’Unione Europea destinati a mettere in sicurezza gli istituti scolastici italiani. È quanto emerso da una inchiesta condotta dai Carabinieri di Palermo che oggi ha portato all’arresto di tre persone per l’ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

L’indagine, coordinata dai Procuratori Europei Delegati dell’European Public Prosecutor’s Office di Palermo, era stata avviata due anni fa ed è proseguita fino al giugno dello scorso anno, individuando tre persone come presunti autori del reato contro i quali i carabinieri della Sezione EPPO del Nucleo Investigativo di Palermo hanno raccolto quello che viene definito un “grave quadro indiziario”.

Al centro dell’inchiesta alcuni lavori di ristrutturazione eseguiti presso l’Istituto scolastico “A. Volta” di Palermo che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati caratterizzati da una serie di irregolarità che avrebbero comportato rischi per la sicurezza degli studenti e del personale scolastico.

I carabinieri, che hanno effettuato numerosi servizi di osservazione e sopralluoghi sui luoghi nelle diverse fasi dei lavori, indicano tra le altre cose il caso delle porte antincendio, istallate su telai non conformi e con meccanismi di sblocco non efficienti. “Documentata anche la mancata realizzazione del massetto dei servizi igienici, realizzato solo sulla carta, così come sulla carta risultava il montaggio di materiale regolarmente spesato e mai consegnato” spiegano i militari dell’arma.

Secondo gli inquirenti, attraverso il metodo dei “subappalti a cascata” e delle fatturazioni fittizie, la ristrutturazione sarebbe stata portata avanti da maestranze non specializzate e prive delle relative certificazioni, ma soprattutto risparmiando su materiali e opere a discapito della sicurezza tecnico-strutturale delle opere stesse. Per questo il gip ha disposto 3 provvedimenti di custodia cautelare degli arresti domiciliari e il sequestro per un valore di 140 mila euro, quale quantificazione preliminare dell’illecito profitto.

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