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Fidanzati uccisi a Pordenone, il papà di Teresa: “Giosuè Ruotolo sa di essere colpevole”

Ripreso a Udine il processo a carico di Giosuè Ruotolo, l’ex militare accusato degli omicidi di Trifone Ragone e della fidanzata Teresa Costanza. Il papà della donna: “Non ci fermeremo fino a quando non avrà la giusta pena”.
A cura di Susanna Picone
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Nuova udienza oggi a Udine del processo per gli omicidi di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati di 28 e 30 anni uccisi a colpi di pistola nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone la sera del 17 marzo 2015. L’unico imputato è Giosuè Ruotolo, ex militare campano di 27 anni ed ex collega di Trifone. Oggi in aula sono stati proiettati due video e ha concluso la sua testimonianza uno degli investigatori, il maggiore dei carabinieri Pier Luigi Grosseto, comandante del nucleo investigativo di Pordenone dal 6 settembre 2015. La Corte d'assise ha visionato la proiezione del video del sopralluogo di Ruotolo la sera dell’interrogatorio: in tale occasione ha mostrato ai pm e agli investigatori dei carabinieri il percorso compiuto la sera del duplice omicidio dall’appartamento di via Colombo al palasport e da qui al parco di San Valentino. Il secondo video mostrato in udienza è quello che ha ripreso il percorso fatto dal runner che la sera dei delitti uscì dalla palestra, incrociò i fidanzati e dopo una quarantina di secondi, scomparso alla vista del palazzetto, udì gli spari.

Le parole del papà di Teresa Costanza  – A parlare prima dell’udienza di oggi è stato Rosario Costanza, il papà delle donna uccisa, che si è detto convinto della colpevolezza dell’unico imputato. “Giosuè nella sua anima sa quello che ha fatto. Per questo non ha la forza di gridare. Sa di essere l’assassino, il colpevole. Non ci fermeremo mai fino a quando non avrà la giusta pena”, si legge sul Messaggero Veneto. Ruotolo, da parte sua, si è sempre detto innocente. I suoi legali hanno ribadito la sua presunta innocenza anche il 10 ottobre scorso, quando è iniziato il processo a suo carico: “Nessuno vede Giosuè nel momento in cui viene commesso il delitto. Ecco perché siamo convinti della sua estraneità ai fatti contestati. La difesa ha molte carte da giocare – disse uno degli avvocati – in primis la collocazione di Ruotolo sulla scena al momento del delitto. Non c'è stata perché se ne è andato prima”.

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