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Omicidio Altavilla Milicia a Palermo

Fiaccolata ad Altavilla Milicia, la commozione dei coetanei di Kevin: “Chissà se lui ci vede”

Hanno tra i 15 e i 17 anni, sono tutti di Altavilla Milicia. Almeno di vista, tutti conoscevano Kevin, 15 anni, una delle tre vittime della strage che si è consumata nei giorni stessi. E conoscono sua sorella, ora in stato di fermo perché avrebbe partecipato insieme al padre, Giovanni Barreca, alle torture e all’omicidio del fratello 15enne, della madre e del fratelli di 5 anni. Le loro testimonianze dalla fiaccolata organizzata per ricordare le vittime e per mostrare vicinanza ai familiari.
A cura di Luisa Santangelo
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Della figlia 17enne non parla quasi nessuno. In strada, durante la fiaccolata ad Altavilla Milicia, ci sono ragazzi e ragazze che per lo più dicono di conoscerla di vista, di averla incrociata qualche volta alla fermata dell'autobus. O di avere condiviso con lei un percorso scolastico ormai lontano nel tempo. "Riservata, silenziosa, molto sensibile", dicono soprattutto, descrivendola con le stesse parole che ha usato per lei il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio.

La manifestazione di dolore per le vittime e vicinanza ai familiari si svolge nel giorno in cui viene divulgata una notizia che era nell'aria: la 17enne, unica superstite della strage che si è consumata tra l'8 e il 9 febbraio, è accusata di essere stata partecipe delle torture e dell'assassinio dei suoi due fratelli (Kevin, 15 anni) ed Emanuel (5 anni), e dell'omicidio e occultamento di cadavere di sua madre (Antonella Salamone, 42 anni). In concorso con il padre, Giovanni Barreca (53 anni), e con la coppia di coniugi palermitani Sabrina Fina e Massimo Carandente.

"Preferiva stare chiusa nella sua stanza, almeno quando andavo a trovarli io", dice una vicina di casa intervistata da Fanpage.it. "Quando c'erano le sue amiche, invece, si divertiva molto, smetteva di essere silenziosa". È la descrizione di un'adolescente qualunque. In base a quanto riferito dall'Autorità giudiziaria, la ragazza ha confessato di avere avuto un ruolo attivo nei giorni del rituale di esorcismo che si è svolto nella casa di via Granatelli. Un rito durato circa un mese e che nell'ultima settimana di vita di Salamone e dei suoi figli si sarebbe intensificato trasformandosi in un'agonia.

Anche Kevin avrebbe preso parte alle torture, rimanendone però vittima a sua volta. Il suo viso è disegnato su un ritratto che gli ha fatto un professore di scuola, il liceo artistico di Bagheria che frequentava come la sorella maggiore. "Capitava che uscissimo insieme la sera – ricorda un suo amico – Parlavamo delle cose di cui si parla normalmente, di quello che succedeva in casa lui non diceva niente. L'ultima volta che l'ho visto era l'inizio della scorsa settimana". "A casa ho un quadretto fatto da lui, alle medie era il mio migliore amico – dice un altro – Il fatto che fosse molto religioso lo sapevo. Succedeva che se qualcuno dei nostri amici, scherzando, diceva una bestemmia, lui rispondeva: ‘Non dire così, Dio ti vuole bene‘".

"Ci sono rimasto male – prosegue – Non lo so se adesso lui le cose che stanno succedendo le vede…". Si commuove lui, e piangono anche le studentesse della scuola che sfilano in testa al corteo. Dietro di loro, gli scout e una lunga coda di cittadini e cittadine, che affronta il percorso che da piazza Belvedere porta alla nuova sede del palazzo municipale di Altavilla. Ci vuole circa un'ora e mezza di passo lento e silenzio per arrivare sul piazzale dove saranno lasciati volare i palloncini a forma di cuore. Poco dopo le 22, la gente si disperde. "Più si aggiungono dettagli, più la storia peggiora", commenta una donna. E ancora le indagini sono solo all'inizio.

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