Fecondazione eterologa, polemiche sul rimborso spese alle giovani donatrici

Sono due gemelli i primi bambini nati in Italia con la fecondazione eterologa. Un maschio e una femmina – entrambi stanno bene – nati da una mamma 47enne nella clinica romana Alma Res Fertility. L’evento è stato possibile dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma della legge 40 che vietava questa tecnica. Ma ci sono ancora tanti dubbi sull'eterologa. Dubbi che riguardano anche il compenso per le donatrici di ovuli e che hanno portato a presentare un esposto alle autorità competenti e un’interpellanza parlamentare: ad annunciarlo la vicepresidente della commissione Affari Sociali, Eugenia Roccella, in merito alla nascita a Roma dei primi due bambini da fecondazione eterologa grazie ad una donatrice che ha donato gli ovociti ricevendo un “rimborso spese”.
L’esperienza di una studentessa di 22 anni: “Ho aiutato altre donne” – Di questo rimborso spese ha parlato anche Camilla T, 22 anni, studentessa universitaria di Roma che al quotidiano La Stampa ha raccontato di far parte del gruppo di ragazze che hanno donato gli ovociti per aiutare le donne sterili in cura alla clinica Alma Res Fertility. “Perché l’ho fatto? Volevo rendermi utile, volevo aiutare chi vuole diventare mamma e da sola non ce la fa”, ha spiegato la giovane donatrice. “La donazione non l’ho certo vissuta come un lavoro, ma come un’opera di bene, appunto. Tanto più che il guadagno è stato giusto un rimborso spese”, ha assicurato ancora la ragazza. La giovane ha spiegato il percorso per diventare donatrice non nascondendo l’emozione per quanto compiuto. Ha detto che i suoi gameti non sono quelli dei gemelli nati alcuni giorni fa perché la donna a cui li ha donati deve ancora partorire. Camilla ha parlato delle punture sottocute per la stimolazione ormonale necessaria a farle produrre più ovuli: “Le ho fatte per 15 giorni e durante la seconda settimana ho dovuto sottopormi al monitoraggio per la maturazione degli ovociti con le ecografie e i prelievi del sangue”. Non ha avuto paura neppure durante il prelievo degli ovociti: “Il cosiddetto pick up: grazie a una lieve sedazione non sentito alcun dolore e dopo non ho avuto alcun problema”. “Non sono mai stata perplessa o preoccupata. A parte che è stata una mia scelta del tutto personale, sono ancora tanto giovane, ho la vita davanti e con quel gesto ho potuto aiutare a farne nascere una nuova. Ce lo siamo dette varie volte con le altre mie compagne di studi: perché rinunciare alla possibilità di essere di aiuto ad altre donne? Era ora che anche nel nostro Paese consentissero la fecondazione eterologa interrompendo il turismo della procreazione assistita”, ha detto ancora la giovane.
La risposta alle polemiche del direttore della clinica Alma Res Fertility – Per la polemica del rimborso spese è apparso tranquillo il direttore del centro romano, Pasquale Bilotta: “La clinica ha una convenzione con una università romana per l’effettuazione di controlli ginecologici alle studentesse. Sono in tutto 600 e abbiamo prospettato loro la possibilità della donazione di ovociti e una sessantina si è detta disponibile. Alcune hanno già intrapreso il percorso e altre lo faranno, spinte da una motivazione umana e di solidarietà”.