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Fatto a pezzi con la sega e dato in pasto ai maiali, arrestati i killer di Giuseppe Bruno

Dopo 13 anni gli inquirenti hanno arrestato i presunti responsabili della morte di Giuseppe Bruno, sparito nel nulla in provincia di Enna. Per la dda di Catanzaro è stato vittima di lupara bianca .
A cura di Antonio Palma
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Fatto a pezzi con una motosega e poi in parte dato in pasto ai maiali nella porcilaia e in parte bruciato all’interno di alcuni fusti metallici. Così, secondo gli inquirenti, sarebbe stato ucciso il 52enne Giuseppe Bruno, tabaccaio di Villarosa, in provincia di Enna, scomparso nel nulla nel mese di maggio del 2004 e mai più ritrovato. A fare luce sulla vicenda a 13 anni di distanza è stata un’operazione antimafia condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Enna e dalla Squadra Mobile di Enna nei confronti di alcuni membri del clan dei Nicosia accusati a vario titolo di omicidi, usura, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi e associazione mafiosa.

Indagando sugli affari del clan nell’ambito di un’indagine denominata “Fratelli di sangue”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, infatti gli inquirenti hanno raccolto la testimonianza di un collaboratore di giustizia, diretto testimone dell’omicidio, che ha raccontato l'intera vicenda. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giuseppe Bruno,  52enne sposato e padre di quattro figli, residente nella frazione Cacchiamo di Calascibetta, dove aveva da poco tempo rilevato una tabaccheria, era andato a riscuotere un credito nel pomeriggio del 27 maggio 2004 in una masseria della zona di proprietà di un pregiudicato.

Sulla sua strada l'ex autotrasportatore però avrebbe trovato due membri del clan che lo avrebbero brutalmente ucciso e fatto a pezzi. Il proprietario della masseria aveva ammesso di aver ricevuto la visita di Bruno, sostenendo però che era andato via pochi minuti dopo. L'auto della vittima, probabilmente per sviare le indagini, fu portata allo svincolo di Mulinello sull’autostrada A 19 dove vene ritrovata. Le indagini sul caso son state archiviate e riaperte per ben tre volte, l'ultima delle quali nel 2015 ha portato oggi all'arresto di quattro componenti dello stesso nucleo familiare accusati di omicidio e distruzione di cadavere aggravati dalla modalità mafiosa.

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