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Fase due, l’avvertimento di Guerra (Oms): “Inevitabili nuovi focolai”

Secondo Ranieri Guerra, vicedirettore dell’Oms e membro del comitato tecnico-scientifico per l’emergenza Coronavirus, la ripartenza e la fase due porteranno inevitabilmente alla nascita di “nuovi focolai”. Quando ciò avverrà sarà fondamentale individuare rapidamente i focolai e intervenire al più presto.
A cura di Stefano Rizzuti
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La riapertura, la cosiddetta fase due, porterà inevitabilmente alla nascita di nuovi focolai. Non ha dubbi Ranieri Guerra, vicedirettore dell’Oms e membro del comitato tecnico-scientifico. Intervistato da RaiNews24 Guerra lancia un appello alla prudenza e, allo stesso tempo, sottolinea l’importanza di individuare in tempi rapidissimi eventuali nuovi focolai nella fase due. Focolai che, a suo parere, saranno “inevitabili”. La soluzione per Ranieri Guerra è solo una: aumentare il controllo sanitario sul territorio, puntando anche sui tamponi a domicilio.

Prima di avviare la fase due bisogna effettuare un’approfondita valutazione della situazione. Attività svolta, spiega il vicedirettore dell’Oms, in questi giorni. Si è infatti arrivati a una “intensa discussione fra la commissione per la riapertura e il comitato tecnico scientifico per capire quali siano le implicazioni per mettere in sicurezza i lavoratori, compreso nel momento della mobilità”. In ogni caso sarà necessario “muoversi con cautela e prudenza”, aggiunge ancora.

Altra questione affrontata da Ranieri Guerra è quella delle Rsa. Il problema in questi centri è nato anche a causa della “debolezza della primissima linea di tutta la struttura preventiva, almeno nelle regioni dove il contagio è andato a impattare all'inizio”. Secondo il vicedirettore dell’Oms si sarebbe potuto procedere, nel primo momento del contagio, a una “valutazione sulla concentrazione di anziani che sapevamo essere il punto di maggiore debolezza della popolazione, ma ora non è il momento del biasimo ma del lavoro comune perché l'emergenza non è finita”. Gli anziani, ribadisce ancora, sono i pazienti più fragili e con più malattie, motivo per cui si “sarebbe potuto erigere una barriera preventiva in quelle residenze”.

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