Famiglia nel bosco, la lettera di Nathan e Catherine: “Pronti a collaborare, mai detto no agli aiuti”

Torna a parlare la famiglia "nel bosco" di Palmoli che nelle ultime settimane ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica. Lo fa con una lunga lettera affidata agli organi di stampa e firmata da Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, il padre e la madre delle tre bambine di 6 e 8 anni affidate a una casa famiglia dopo la decisione del Tribunale per i Minorenni de L'Aquila. Nella missiva, diffusa dai nuovi legali Marco Femminella e Danila Solinas, i due genitori annunciano un cambio di strategia e provano a ricostruire la loro versione dei fatti, abbandonando la strategia del "muro contro muro" adottata negli ultimi giorni per avviare un percorso di collaborazione con le istituzioni.
Tra le righe emerge il tentativo di riannodare i rapporti con Tribunale e servizi sociali e di smentire quanto attribuito loro nelle ultime settimane: presunte rigidità, rifiuti di aiuto, incomprensioni procedurali. "Gentilissimi ci accingiamo a scrivere questo breve comunicato stampa perché sentiamo, oggi più che mai, il bisogno di ristabilire verità e chiarezza in una vicenda drammatica che ha coinvolto, ed anzi stravolto, la nostra famiglia".
I due coniugi motivano la decisione di affidarsi a due nuovi avvocati: "La scelta che ci ha indotti a revocare il mandato all’avvocato Angelucci passa attraverso il bisogno di una comprensione e di un confronto dialettico nonché prettamente giuridico con le Istituzioni con cui abbiamo la necessità imprescindibile di interloquire". Una decisione che segna la svolta dell’intero impianto difensivo, con il subentro di due nuovi legali e l’esplicita volontà di riallinearsi al percorso istituzionale.
"Siamo grati dell’attenzione che ci è stata riservata – scrivono Nathan Trevallion e Catherine Birmingham – ma vogliamo che passi un messaggio chiaro: ogni nostra scelta, ogni nostro passo compreso il trasferimento in questa straordinaria Terra che ci ha accolti, è stato orientato al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini, che sono stati, sono e saranno il baricentro unico e indiscusso del nostro cammino".
Il punto centrale resta, anche qui, la tutela dei figli, da sempre argomento cardine della vicenda. "La difficoltà nel parlare e comprendere la lingua italiana, in particolare i tecnicismi legati agli aspetti giuridici, ha certamente costituito un problema enorme nella possibilità di interloquire correttamente e di cogliere le dinamiche processuali di e ciò che stava succedendo". Una difficoltà linguistica che, secondo i genitori, avrebbe inciso sulla loro capacità di comprendere atti, richieste e tempistiche procedurali. "Solo due giorni fa, e per la prima volta, siamo stati posti nella condizione di leggere in lingua inglese la ordinanza che è stata emessa e quindi di comprenderla nella sua interezza".
Gli avvocati subentrati avrebbero dunque fornito la traduzione integrale dell’ordinanza, consentendo alla famiglia una piena cognizione del quadro giudiziario. "Ancora questa mattina continuiamo a leggere su alcune testate giornalistiche che saremmo testardamente arroccati su posizioni intransigenti e rigide e che staremmo rifiutando il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative. Non è assolutamente vero".
È questo il punto centrale della lettera, che fornisce una netta verso le notizie circolate negli ultimi giorni, in particolare sulla presunta indisponibilità della coppia ad accettare aiuti concreti. "Non sappiamo da chi queste notizie siano state veicolate ma è certo che chi lo ha fatto ha posto in essere una condotta scellerata e falsa. Abbiamo la gioia di preservare il nostro spirito e la nostra filosofia di vita ma non per questo vogliamo essere sordi alle sollecitazioni che vengono dall’esterno".
Nathan Trevallion e Catherine Birmingham sembrano dunque intenzionati a collaborare pienamente con le istituzioni: "Siamo, oggi, nella piena coscienza di non avere di fronte un antagonista ma una Istituzione che come noi, siamo certi, ha a cuore la salvaguardia e la tutela dei nostri bambini. Quindi abbiano un fine comune". Un cambio di toni evidente: da un rapporto percepito come conflittuale all’assunzione di un obiettivo condiviso. "Ci dispiace profondamente che non si sia avuto modo di dimostrare, anche in ragione della tardività della produzione di alcuni documenti che avevamo consegnato, come la educazione parentale sia da noi strettamente osservata, curata e gestita nel pieno convincimento della importanza dell’istruzione e della apertura mentale che deve essere data ai nostri figli".
La coppia torna sul tema dell’alloggio, uno dei punti sensibili della vicenda. "Ribadiamo con assoluta fermezza che è falso quanto si dice in ordine ad un nostro rifiuto sull’aiuto offerto dal sindaco e da privati per una abitazione alternativa in attesa della ristrutturazione della nostra casa. Quindi vogliamo concludere ringraziando tutte le persone e tutti i soggetti istituzionali che ci sono stati vicini e che ci auguriamo resteranno vicino a noi con la lealtà e la serenità che sono imprescindibili laddove sono posti in gioco valori primari della vita delle persone".
La lettera costituisce un evidente tentativo di proseguire il dialogo e ricomporre un quadro che, nelle ultime settimane, si era progressivamente polarizzato. Resta ora da capire quali saranno i prossimi passi della famiglia e in che modo le istituzioni recepiranno questo cambio di prospettiva.