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Expo, terza inchiesta sull’appalto della “Piastra”. Coinvolto Baita, uomo del “Mose”

La Mantovani ottenne importanti appalti sia in Lombardia che in Veneto. A rivelarlo l’ex presidente Piergiorgio Baita.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE: Angelo Paris, ex manager di Expo arrestato l'8 maggio nell'ambito dell'inchiesta sulla cupola degli appalti, potrà beneficiare degli arresti domiciliari. A stabilirlo è stato Fabio Antezza, gip di Milano, che ha concesso la misura perché Paris "ha iniziato un percorso di rivisitazione della propria condotta", avviando una proficua collaborazione con la giustizia. Resta in carcere invece l'imprenditore Enico Maltauro: secondo il gip, non sarebbero stato indicati eventuali familiari in grado di provvedere alle sue necessità domestiche.

Forse era solo questione di tempo, ma alla fine gli scandali che hanno stravolto il mondo della politica e dell'imprenditoria italiana, sollevando il velo su un sistema incancrenito tenuto in piedi da milioni di euro di tangenti, hanno finito per incrocirsi. Le vicende di Mose ed Expo, infatti, hanno trovato un filo conduttore. E' il 10 luglio del 2012 quando un emissario della cordata Mantovani – finita sotto inchiesta a Venezia per il Mose – incontra il numero uno di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni. I due si vedono 5 giorni prima che la gara di appalto per le infrastrutture di Expo venisse ufficialmente assegnata alla società veneta, che se l'aggiudicherà con un super ribasso del 41%. In occasione di quella visita Rognoni riceve un bigliettino: "Sappiamo che siamo andati bene sulla parte qualitativa…". Secondo la Guardia di Finanza si trattava di un pizzino "volto ad avvisare il direttore generale di sapere cosa stava avvenendo attorno all’appalto e quindi indurlo a rinunciare a proseguire qualsiasi iniziativa volta a danneggiarli".

Expo, aperta una terza inchiesta. Coinvolto anche Baita, presidente della Mantovani

Le Fiamme Gialle, in un rapporto di 700 pagine, parlano di  "una palese e grave violazione del principio della segretezza dell’offerta". Gli investigatori si sono chiesti come mai la Mantovani – considerata outsider negli appalti dell'Expo – sia riuscita a vincere la gara, incontrando anche il capo di Infrastrutture Lombarde. A spiegarlo è stato qualche giorno fa Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani finito in carcere nell'ambito dell'inchiesta sul Mose. Le rivelazioni dell'uomo hanno permesso alla Procura di Milano di aprire un'altra inchiesta – la terza – sul caso Expo, rivelando i collegamenti tra la "grande opera" e il "grande evento".

Expo, Mantovani incontrò il presidente di Infrastrutture Lombarde

Baita rivela che il collegamento tra la Mantovani e Rognoni fu la società romana Socostramo, ammessa tra le imprese in gara d'appalto per l'Expo anche se non aveva i requisiti necessari. "La ratio in base alla quale abbiamo accettato di avere Socostramo era finalizzata direttamente ad avere l’assegnazione… Socostramo, infatti, immediatamente dopo l’aggiudicazione, mi ha presentato l’amministratore delegato di Infrastrutture Lombarde, col quale ho visto una grandissima familiarità, Antonio Rognoni", spiega Baita. Ma per capire perché Socostramo fosse così influente è necessario sapere chi la guida: si tratta del costruttore romano Erasmo Cinque, tra i fondatori della "Fondazione della libertà per il bene comune", organizzazione facente capo all'ex ministro dei trasporti Matteoli.

Expo, Mantovani si aggiudica l'apalto sulla "Piastra" con un ribasso del 41%

La terza inchiesta sull'Expo  è stata aperta dal procuratore aggiunto Robledo, ma è ora coordinata dal procuratore Bruti Liberati, e rivela i collegamenti e i personaggi implicati sia negli appalti del Mose che in quelli dell'esposizione universale. Non a caso Baita ha raccontato ai pm veneziani i sistemi per aggiudicarsi gli appalti dell'Expo: "Prima si fa un bel ribasso e poi si recupera. Tutti cercano di alzare il prezzo sulle varianti". E' così che è andata quando la Mantovani si è aggiudicata i lavori per la "Piastra", l’infrastruttura più importante del Sito espositivo, comprendente un canale d'acqua, i vari percorsi e gli impianti di distribuzione dell'energia elettrica, delle telecomunicazioni e delle acque. Mantovani sbaraglia tutti offrendo un ribasso del 41,80 per cento, che successivamente però cerca di recuperare gonfiando i costi delle "varianti".

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