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Caso Ilva Taranto

Ex Ilva, accolto il ricorso dei commissari: l’altoforno 2 non verrà spento

L’altoforno 2 dell’ex Ilva di Taranto non verrà spento. A stabilirlo, in sede d’appello, il Tribunale del Riesame di Taranto che ha accolto il ricorso presentato dai commissari dell’ILVA in amministrazione straordinaria, annullando la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere l’istanza di proroga dell’uso dell’impianto.
A cura di Davide Falcioni
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L'altoforno 2 dell'ex Ilva di Taranto non verrà spento. L'ha stabilito, in sede d'appello, il Tribunale del Riesame di Taranto che ha accolto il ricorso presentato dai commissari dell'ILVA in amministrazione straordinaria, annullando la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere l'istanza di proroga dell'uso dell'impianto. L'Afo2 fu sequestrato nel giugno 2015 dopo l'incidente costato la vita all'operaio 35enne Alessandro Morricella, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava la temperatura di colata dell'altoforno.

La possibilità di impiegare l'impianto è fondamentale per il ciclo produttivo del polo siderurgico. In caso di rigetto del ricorso lo spegnimento dell'altoforno 2 avrebbe avuto ripercussioni sul piano occupazionale e avrebbe potuto influire sulla trattativa in corso tra governo e ArcelorMittal. Finora, per ragioni di sicurezza, l'impianto ha mantenuto un livello minimo produttivo di 4.800 tonnellate al giorno.

La proroga all'utilizzo dell'altoforno 2 è stata subordinata ad alcune condizioni, cioè all’adempimento delle residue prescrizioni in parte non attuate in particolare assegnando i seguenti termini: “A decorrere dalla data di deposito della presente ordinanza 6 settimane per l’adozione dei cosiddetti dispositivi attivi; 9 mesi per l’attivazione del caricatore automatico della massa appare nella Mat; 10 mesi per l’attivazione del campionatore automatico della ghisa; 14 mesi per l’attivazione del caricatore delle aste della Maf e sostituzione della Maf”.

Il giudice Francesco Maccagnano aveva stabilito che l’altoforno 2  sarebbe ancora oggi “insicuro”. E nel motivare la sua sentenza aveva anche spiegato che “la pluriennale opera di ‘bilanciamento di interessi’” svolta per “tutelare la continuità produttiva e i livelli occupazionali di uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale” non poteva “essere ulteriormente proseguita” dal momento che “comprimerebbe il diritto alla salute stabilito dalla Costituzione e le norme contenute nel Testo Unico sulla sicurezza dei lavoratori”. La decisione era stata presa malgrado il parere positivo espresso dal custode giudiziario Barbara Valenzano e dalla procura guidata da Carlo Maria Capristo alla richiesta dei commissari straordinari di Ilva, che avevano presentato un programma – in parte già concordato con la ditta Paul Wurth – per portare a termine l’unica prescrizione ancora inattuata, cioè l’automazione cosiddetta “Mat”, acronimo di “macchina a tappare”, da terminare in circa un anno. Il Riesame ha tuttavia imposto delle “condizioni” e dettato un cronoprogramma per tenere accesso l’altoforno 2.

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