514 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Esperanza, morta a un anno e mezzo e mai trovata: 20 anni di carcere ai genitori che l’hanno uccisa

Dragana Ahmetovic e Slavko Seferovic, i genitori della piccola Esperanza, svanita nel nulla nel dicembre del 2018 dalla roulotte di famiglia, trovata incendiata alla periferia di Cagliari, sono stati condannati a 20 anni di reclusione con rito abbreviato, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
A cura di Ida Artiaco
514 CONDIVISIONI
Immagine

Sono stati condannati a 20 anni di carcere con rito abbreviato Dragana Ahmetovic e Slavko Seferovic, i genitori della piccola Esperanza, svanita nel nulla nel dicembre del 2018 dalla roulotte di famiglia, trovata incendiata alla periferia di Cagliari. L'accusa a loro carico è di omicidio volontario. Difesi dagli avvocati Federico Delitala e Michele Satta, i due nomadi trentenni hanno ottenuto dal Gup del Tribunale di Cagliari, Giampaolo Casula, le attenuanti generiche che hanno ridotto la condanna rispetto ai 30 anni chiesti dal pm Guido Pani. Si conclude così il caso sulla morte della bambina, avvenuta ormai circa due anni fa. Era quasi la vigilia di Natale del 2018 quando di Esperanza, 20 mesi, si erano perse le tracce in seguito ad un incendio che era divampato nel furgone dove viveva la sua famiglia. Gli inquirenti, all'epoca, dopo molte versioni contrastanti e ritrattazioni fornite dalla coppia, si erano convinti che la bimba fosse stata uccisa intorno al 5 dicembre, soffocata o impiccata.

Il corpo non è mai stato trovato. Ai genitori è stato così stato contestato anche l'occultamento di cadavere, la simulazione di reato e il rogo doloso del mezzo. Sia durante le indagini preliminari sulla scomparsa che in seguito dal carcere, la coppia, che nel frattempo, ha cambiato diversi avvocati, ha dato versioni differenti. Prima ha raccontato che Esperanza era stata rapita, da qui l'indagine affidata al Pm Pani della Direzione distrettuale antimafia competente per i sequestri a scopo di estorsione. Poi, dopo l'arresto, i due hanno sostenuto di aver trovato la figlioletta nel suo lettino ormai senza vita, morta per motivi naturali e che era soffocata mentre mangiava. Poi è arrivata la svolta: Dragana ha incolpato il marito per poi ritrattare e assumersi la responsabilità dell'omicidio. I due avevano dichiarato che il corpo della figlioletta si trovava nel rio Cixerri, ma non è mai stato trovato. "L'abbiamo messa dentro un frigo gettato in discarica a Dolianova", avevano detto, poi "l'abbiamo bruciata lungo la Pedemontana", "e gettata nel rio Cixerri". Nelle loro conversazioni, intercettate, parlavano di "seppellimento", senza però indicare un luogo preciso.

Il magistrato, alla fine, ha rinviato a giudizio tutte e due per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Entrambi sono detenuti nel carcere di Cagliari-Uta. Il giudice ha accolto la richiesta di abbreviato perché i fatti contestati precedono la riforma che ha introdotto per l'omicidio aggravato, e per gli altri reati puniti con la pena massima dell'ergastolo, l'obbligo del dibattimento davanti alla Corte d'Assise.

514 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views