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Eni e tangenti in Nigeria, tutti assolti perché “il fatto non sussiste”

Si è concluso con una sentenza di assoluzione il processo di primo grado per le presunte tangenti Eni in Nigeria sull’acquisto di una licenza petrolifera marittima nel 2011. Tra gli imputati eccellenti Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, e il suo predecessore Paolo Scaroni  che erano accusati del reato di corruzione internazionale insieme ad altri 13 dirigenti o intermediari di Eni e Shell,
A cura di Antonio Palma
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Tutti gli imputati scagionati perché "il fatto non sussiste", si è concluso oggi con questa sentenza di assoluzione il processo di primo grado per le presunte tangenti Eni in Nigeria sull’acquisto di una licenza petrolifera marittima nel 2011. Tra gli imputati eccellenti Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, e il suo predecessore Paolo Scaroni che erano accusati del reato di corruzione internazionale insieme ad altri 13 dirigenti o intermediari di Eni e Shell, l'altra compagnia petrolifera coinvolta. Al centro del processo, durato oltre tre anni, il pagamento della somma di un miliardo e 92 milioni di dollari alle autorità nigeriane per la concessione della licenza petrolifera lungo le coste del Paese africano e che per i pm milanesi si tratta della più grande tangente della storia italiana.

Quei soldi erano serviti a Eni nel 2011 per accaparrarsi la licenza petrolifera marittima «Opl 245», uno dei più ricchi giacimenti petroliferi al mondo al largo delle coste nigeriane che però pochi anni prima l’ex ministro del Petrolio nigeriano, Dan Etete, si era autoattribuito attraverso la concessione a una società a lui riconducibile. Quei soli sarebbero finiti poi in parte a Etete, anche lui a processo, e a una cerchia di altri politici nigeriani. Per questo la Procura di Milano, rappresentata dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e dal pm Sergio Spadaro, aveva chiesto di condannare tutti gli imputati con pene dai 7 ai 10 anni di carcere.

La VII sezione penale del Tribunale di Milano però oggi ha deciso diversamente assolvendo tutti gli imputati. Assoluzione dall’illecito amministrativo  sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi dai vertici nell’interesse aziendale anche per Eni e Shell che così potranno risparmiare una fortuna visto che la Procura aveva chiesto per loro anche il sequestro  di 1 miliardo e 92 milioni  di dollari, l'equivalente della presunta tangente ma anche un risarcimento danni alla Nigeria.

"Finalmente a Claudio Descalzi è stata restituita la sua reputazione professionale e a Eni il suo ruolo di grande azienda", ha commentato dopo la sentenza il legale dell'amministratore Eni, l'avvocato Paola Severino. "La centralità del dibattimento si è riconfermata, la tesi della pubblica accusa è stata verificata in un dibattimento durato tre anni ed evidentemente è stata ritenuta non fondata. Speriamo di aver finito questo calvario " ha affermato invece Enrico De Castiglione, legale dell'ex ad Eni Paolo Scaroni. Per Nerio Diodà, legale di Eni, "possiamo considerare per tutti i cittadini di questo Paese un esito che garantisce una giustizia equilibrata".

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