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Ebola, la lettera del medico italiano: “Non sono un eroe, ma un soldato ferito”

Fabrizio, medico italiano di Emergency che in Sierra Leone ha contratto il virus Ebola, sta finalmente meglio. Per la prima volta ha parlato di quanto gli è accaduto: “Sono un soldato che si è ferito nella lotta contro un nemico spietato”.
A cura di Susanna Picone
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“L’ultima cosa che ricordo della Sierra Leone è il viaggio fino all’aeroporto assieme ai colleghi e la partenza sull’aereo dell’Aeronautica Militare. Poi l’arrivo in Italia all’interno di un contenitore ermetico e il trasporto all’Istituto Spallanzani. Ricordo i primi due o tre giorni trascorsi in isolamento, i farmaci sperimentali che ho iniziato, l’estremo malessere, la nausea, il vomito, l’irrequietezza”: inizia così la lettera che Fabrizio, medico catanese di Emergency dal 25 novembre ricoverato a Roma per tentare di sconfiggere il virus Ebola, ha scritto per descrivere per la prima volta quanto gli è accaduto. Il medico italiano, quello che in queste ultime settimane abbiamo conosciuto come il “paziente zero”, sta finalmente guarendo. Lo ha confermato anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha chiamato il medico per gli auguri natalizi e ha parlato della speranza che possa essere presto dimesso con l’arrivo del nuovo anno. Il dottore nella sua lettera aperta ha ricostruito i giorni e le cure all’Istituto Spallanzani di Roma, di quelli che ricorda e di quelli di cui invece non ha memoria: “Mi hanno raccontato di essere stato in rianimazione, di essere stato intubato e sedato; so di avere firmato una serie di consensi per i protocolli sperimentali poi, dopo questo, non ho memoria di nulla, mi mancano due settimane, quelle del mio aggravamento, durante le quali mi sono in qualche modo battuto contro il mio nemico; e pare che sia riuscito a batterlo”.

"Ebola un mostro terribile, ma allargando il fronte si può battere"

Scrive di stare meglio, di aver iniziato a leggere qualcosa a proposito della sua vicenda. E dice di non essere un eroe: “Non credo di essere un eroe ma so per certo di non essere un untore: sono solo un soldato che si è ferito nella lotta contro un nemico spietato. Una delle cose più belle che ho letto in questi giorni è un articolo online che parla di solidarietà, di rispetto, di dignità. E non posso non pensare ai miei colleghi di Emergency che, anche in questi giorni, sono in Sierra Leone cercando di fare sempre di più e sempre meglio per curare i malati di Ebola.” Il “paziente zero” conclude parlando di quel virus che ha ucciso migliaia di persone in Africa: “Ebola è un mostro terribile e temibile ma sono convinto che la sconfitta di questo mostro dipenda in larga misura dal fronte che lo ostacola. Spero che questo fronte possa allargarsi e opporsi a Ebola in modo sempre più efficace”.

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